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L’atletica vuole bandire la scarpa dei record: troppa tecnologia, è doping

Le Nike Vaporfly usate da Kipchoge per correre la Maratona sotto le due ore, sono sotto esame della Federazione Internazionale. Per il Guardian è pronta la “squalifica”

L’atletica vuole bandire la scarpa dei record: troppa tecnologia, è doping

L’atletica ferma la corsa delle scarpe dei record. Pubblicizzate dalla Nike proprio così, come le scarpe “per battere tutti i record”. E che uno, il più fragoroso, l’hanno già battuto, anche se non omologato: la Maratona sotto le due ore.

La storia delle Vaporfly potrebbe fermarsi dunque alla prestazione super-tecnologica di Eliud Kipchoge, il fuoriclasse keniano che a Vienna lo scorso ottobre è riuscito a percorrere i fatidici 42,195 km in 1 ora 59 minuti, 40 secondi e 2 decimi, trainato dalle migliori lepri del mondo, in un circuito studiato per garantire la prestazione massima, ad un orario specifico, in condizioni di vento e temperatura ottimali. Ma soprattutto indossando le nuove scarpette della Nike, che ora sono al vaglio della Federazione internazionale di Atletica Leggera.

Questa zona grigia della regolamentazione sportiva, che riguarda ora l’atletica, ma che da sempre investe tutti gli sport si chiama “doping tecnologico”. Ed è su questo che gli esperti mondiali dibattono: sulla definizione e sui confini da attribuirgli.

Le scarpe ad un passo dalla squalifica per “eccesso di aiuto” all’atleta, hanno al loro interno una piastra in carbonio  – che nel caso di quelle personalizzate di Kipchoge erano addirittura tre, unite da una serie di cuscinetti – che massimizza l’effetto di ritorno di energia durante il passo. Lo spessore dell’intersuola, poi, di ben 36 mm, fornisce una reattività inedita ed ha delle dimensioni che permettono di inserire ulteriori tecnologie di spinta. Insomma, la scarpa in questo caso diventa parte integrante della prestazione. Un po’ come fu per i costumoni del nuoto, che diminuendo l’attrito in acqua scatenarono record in processione.

Kipchoge difende la tecnologia in un’intervista al Telegraph:

“In Formula 1 Pirelli fornisce le stesse gomme a tutte le vetture, ma la Mercedes sono le migliori. Perché? E’ il motore. E’ la persona che corre, non la scarpa”.

Secondo il Guardian il gruppo di lavoro messo in campo dalla federazione starebbe per annunciare la messa al bando del modello, tra l’altro usato anche da Brigid Kosgei (ma con un modello non personalizzato) per migliorare il primato mondiale femminile della Maratona. Ma nel frattempo modelli basati su una tecnologia simile sono ormai prodotti e commercializzati anche da altri marchi, come Saucony, New Balance e Brooks.

La norma sul “doping tecnologico” ad oggi si limita a dire che le scarpe devono essere “reperibili a chiunque”, ma a questo punto potrebbe essere cambiata introducendo ulteriori parametri di valutazione

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