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La storia di Gazzi, il calciatore-scrittore che ha vinto un premio letterario

La racconta lui stesso al Corriere della Sera: «Non sono un cervellone o un professore. Sono solo un giocatore di pallone curioso».

La storia di Gazzi, il calciatore-scrittore che ha vinto un premio letterario

Uno degli stereotipi più diffusi del calcio è che i calciatori siano proverbialmente ignoranti. Che tra loro e i libri o la scrittura, ci passi un oceano. La storia di Alessandro Gazzi, raccontata oggi dal Corriere della Sera, vi farà cambiare idea.

Dopo 530 partite in carriera, delle quali 230 giocate in Serie A, il centrocampista dell’Alessandria ha vinto addirittura un concorso letterario. Con un racconto intitolato “Dieci minuti”, farà parte di un’antologia in uscita a maggio, selezionato dall’editore 66th&22nd.

E’ lui stesso a raccontare come ci è arrivato.

«Ho sviluppato un’idea che avevo già affrontato nel mio blog ‘Corro, penso, scrivo’, dove da circa quattro anni, grazie all’incontro fondamentale con una psicologa dello sport, sto cercando di esprimermi attraverso la scrittura, anche per vincere la timidezza. Racconto principalmente delle mie esperienze sul campo, cercando di descrivere quei dettagli interiori che il pubblico non vede».

Dettagli che riguardano la tensione fisica ed emotiva, ad esempio.

Il racconto che ha scritto non è neppure un fatto isolato. Gazzi recensisce regolarmente, per l’Indice dei libri del mese, libri che parlano di calcio. E studia all’Università San Raffaele. Frequenta anche il corso di Scienze Motorie a indirizzo calcio patrocinato dall’Assocalciatori. Finora ha sostenuto una decina di esami.

«Non sono una mosca bianca. Ci sono tanti miei colleghi che lo frequentano. Il fatto che i calciatori siano ignoranti in parecchi casi è solo uno stereotipo. La questione principale è quella del tempo libero che
abbiamo: è molto e tanti ragazzi non sanno letteralmente come occuparlo».

Non solo. Gazzi è anche un gran lettore. Fiabe alle figlia, ma anche romanzi di Ishiguro. In ritiro, invece, ha portato “La scuola cattolica”, premio Strega 2016, un volume di 1200 pagine.

Questa strana passione lui la commenta così:

«Non sono un cervellone o un professore. Sono solo un giocatore di pallone curioso».

 

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