L’allenatore dell’Udinese al Corriere della Sera: «Rimasi colpito dalle intercettazioni di Calciopoli, fu una grande sconfitta del sistema». Parla anche di Sarri

L’attuale tecnico dell’Udinese, Luca Gotti, si racconta oggi al Corriere della Sera, parlando del suo modo di intendere il calcio e della scelta complessa tra il fare l’allenatore o il vice
«Ho una mia visione del calcio e della vita, la fama non mi aiuta a vivere meglio». Nemmeno i soldi? «Quelli sì e anche parecchio, ma bisogna valutare e pesare. La qualità della vita è un obiettivo primario, se devo peggiorarla tanto per avere due soldi in più, che poi sono quelli che servirebbero a migliorarla, allora ci rinuncio. E c’è anche un aspetto deontologico. Non è bello che un viceallenatore prenda il posto del tecnico esonerato. Sembra che gli abbia fatto le scarpe».
Gotti non apprezza quando un vice prende il posto dell’allenatore in panchina «Sembra che gli abbia fatto le scarpe». E soprattuto non apprezza il calcio al risparmio tutto italiano, quello che lui definisce “il calcio nella prima repubblica”
«Ci si accontentava, si cercava di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. È la nostra cultura, in fondo. Ma nello sport non può essere così: se non hai più traguardi da raggiungere, devi comunque fare di tutto per vincere».
Ha un modello, un punto di riferimento da questo punto di vista?
«Alex Zanardi. Non lo conosco ma, a distanza, ho una stima smisurata di lui. Incarna il mio ideale di sportivo».
Il Grande Fratello ha restituito regolarità al calcio?
«Sì. Sono in questo mondo da sempre, come giocatore e come allenatore, e in passato ho visto e vissuto situazioni
alle quali non riuscivo a dare risposte».
Se le è date adesso?
«Quando ho visto gli arbitri deporre in tribunale e ho ascoltato le intercettazioni di Calciopoli sono rimasto colpito.
È stata una grande sconfitta del sistema. Ora la situazione è cambiata».
Pensava che Sarri la portasse con sé alla Juve dopo la bella stagione al Chelsea?
«Credevo che sarebbe successo, sì. Tutti noi che facevamo parte del suo vecchio staff lo immaginavamo e ne siamo
stati convinti per 15 giorni. È stata un po’ una sorpresa che abbia fatto scelte differenti».
Ha capito perché non l’ha chiamata a Torino?
«Ex post i motivi li comprendo. Ha un rapporto e un’amicizia profondi con Martusciello, gli aveva garantito che sarebbero tornati assieme se Maurizio fosse rientrato in Italia. Nessun problema, insomma».