Su Il Giornale: si pensa ad accentuare la massa muscolare ma i tendini sono sempre gli stessi. E ci si mettono i campi al limite della decenza e i calendari di Lega e Figc

Su Il Giornale, Tony Damascelli scrive degli infortuni sempre più frequenti nel calcio. Ma non solo. Riconduce la questione all’esasperazione della prestazione fisica. Un concetto sempre più ricorrente nello sport. Soprattutto nel calcio.
“Aggressivi. Intensi. Muscolari. Fino alla fine. Mai mollare. Il calcio contemporaneo non ha pazienza, non si pone limiti, anzi cerca di superarli”.
I 19 crociati rotti in quattro anni tra i calciatori della Roma e gli ultimi infortuni di Zaniolo e Demiral, ma anche quelli agli sciatori Moelgg e Theaux, confermano, scrive,
“l’esasperazione della prestazione fisica, ritenendola indispensabile per arrivare al risultato finale. Si ricorre alle macchine, in palestra, per accentuare la massa muscolare ma i tendini, in contemporanea, restano gli stessi. Anzi sono chiamati a sopportare accelerazioni e impatti fortissimi”.
Gli infortuni aumentano insieme all’esigenza di tempi di recupero sempre più brevi, complice l’impazienza degli allenatori.
“Gli allenatori ripetono lo stesso repertorio, uno vale uno, non ci sono calciatori più importanti ma, poi, quando a essere vittima è uno dei protagonisti allora gli si chiede e ci si augura un recupero veloce, un rientro prima della finale di campionato o di coppa, proprio rimarcando quanto quello stesso calciatore sia decisivo, a differenza degli altri”.
E’ una tendenza generalizzata, scrive Damascelli.
“Atleti palestrati, “tartarughe” esposte come esibizione estetica e machista ma ai muscoli spesso non corrisponde la potenza, la forza e queste devono fare i conti con la rete tendinea”.
E richiama lo studio Fifa di qualche anno fa, secondo il quale le lesioni indirette, cioè non dovute a un contatto con l’avversario, sono otto volte maggiori di quelle dirette.
“Non trascurando, infine, i terreni di gioco dei nostri campionati, quello di serie A compreso, al limite della decenza, con un calendario, studiato dai geni di Lega e Federcalcio, che li tiene impegnati anche per due giorni consecutivi (Olimpico e San Siro)”.