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De Laurentiis inverta la rotta del Napoli (qualcuno gli racconti la Fiorentina del 93)

È inutile attardarsi in questioni tecnico-tattiche. I nodi sono le situazioni contrattuali irrisolte e quella disciplinare. Ha incredibilmente dato ragione ai suoi detrattori

De Laurentiis inverta la rotta del Napoli (qualcuno gli racconti la Fiorentina del 93)

La prima cosa da fare è concedere ai calciatori una decina di minuti per bere. Sarebbe il caso di introdurre il water-break. È meglio. Sarebbe il caso di fermarsi qui con la primitiva narrazione della frusta, un fenomeno ridicolo. Sappiamo che non avverrà. Sappiamo però che ieri Koulibaly ha subito il secondo infortunio muscolare della sua esperienza napoletana.

Ma il punto è un altro. Il Napoli di Aurelio De Laurentiis è di fronte, anzi è immerso nella prima vera crisi di sistema della propria esistenza. E difficilmente ne uscirà se non cambierà la politica aziendale che ha contraddistinto l’ultimo semestre. Se non la stravolgerà. Il presidente ha provato la scelta classica: il cambio dell’allenatore. E ha provato a costruirci una narrazione. E l’unica narrazione che potesse provare a rendere credibile la sostituzione di Ancelotti con Gattuso, era la narrazione primitiva. La frusta, la richiesta (mah mah mah) di allenamenti più pesanti. Ha però, De Laurentiis, sottovalutato la profondità della malattia. Malattia di cui, spiace a dirlo a chi lo ha sempre difeso, lui è il principale responsabile.

In un batter d’occhio Aurelio De Laurentiis ha dato ragione a tutti i suoi detrattori. Ha gettato a mare quindici anni di diversità rispetto alla città in cui lavora. Ha ingaggiato uno degli allenatori più bravi del mondo e poi non lo ha seguito nel piano di trasformazione dell’impresa. Forse non si è fidato. Non lo sappiamo. È l’unica spiegazione che riusciamo a darci. Fatto sta che tutti i nodi sono drammaticamente venuti al pettine. A partire da Lorenzo Insigne che oggi avrebbe dovuto avere già una decina di presenze in un’altra squadra. De Laurentiis avrebbe dovuto mettere mano ai casi che aveva in azienda. E scegliere. Scegliere. Scelte anche impopolari. Anzi. Soprattutto impopolari. Depennare o rinnovare. E ripartire.

Koulibaly vuole andare via? Si vende. Un’azienda non può mai, mai, mai, preoccuparsi delle reazioni dei clienti. Sono visioni di cortissimo respiro. Allan è ritenuto importante? Bene, si investa su di lui. Il rinnovo contrattuale, l’aumento contrattuale è un investimento. Non è un costo. È un investimento, perché produce un ritorno. E così via. Con Mertens, Callejon, Maksimovic, Zielinski. Non si lascia che l’azienda venga sommersa dai casi irrisolti. Che poi incidono sulle prestazioni in campo.

De Laurentiis aveva – e non lo avrà più – un allenatore che avrebbe difeso tutte le sue scelte. Scelte in ogni caso condivise. Un allenatore – Carlo Ancelotti – che ha dato dieci – 10 – al mercato del Napoli. Pur non essendo stato accontentato né in entrata né – soprattutto – in uscita. Un allenatore – Carlo Ancelotti – che sarebbe potuto diventare il Wenger del Napoli. Uno dei pochissimi allenatori che non ha scelto Napoli come trampolino di lancio.

E in più De Laurentiis ci ha messo il carico da novanta con la questione del ritiro. L’immissione nella gestione tecnica e la frantumazione di uno spogliatoio già fortemente pericolante. L’ammutinamento e la questione multe hanno portato il Napoli dritto nella storia del calcio. Così come il successivo avvicendamento in panchina.

La narrazione della riunione tecnica di quel famoso lunedì tra calciatori e Ancelotti, è falsa. In quella riunione si parlò soprattutto di multe e di avvocati. I calciatori parlano solo e soltanto di quello.

Non sappiamo cosa sia accaduto a De Laurentiis. Non riusciamo a spiegarcelo. Ora i suoi detrattori sono tutti felici di poter dire che loro lo avevano sempre detto: manca una struttura societaria. È vero ma senza struttura societaria il Napoli aveva sempre retto, ed è arrivato dove è arrivato. È successo qualcosa in lui, evidentemente. Non sappiamo cosa.

Fatto sta che a questo punto, poiché De Laurentiis conosce poco (o niente) la storia del calcio italiano, è bene che qualcuno gli racconti la storia della Fiorentina 1992-93. Anche quella società aveva come presidente un produttore cinematografico. Che un giorno – per motivi extra-calcistici – esonerò Gigi Radice e al suo posto prese Aldo Agroppi. In rosa avevano gente come Batistuta, Baiano, Effenberg, Iachini, Brian Laudrup, Massimo Orlando.

Infine Gattuso. Lo abbiamo visto piuttosto abbattuto ieri sera dopo la partita. Al momento, è francamente insensato addossargli qualsiasi responsabilità. Il Napoli non avrebbe neanche meritato di perdere, anche se il miglior in campo degli azzurri è stato Meret. Ovviamente non è una questione tattica, ieri nel post-partita ha mostrato di averlo capito anche lui. Possiamo chiedergli solo di sottrarsi alla retorica che lo accompagna. Ma sono comunque inezie. Continuiamo a pensare che possa far bene, così come – ovviamente – continuiamo a pensare che è stato assurdo esonerare Ancelotti. Ma il problema del Napoli oggi è principalmente un problema di gestione aziendale. Non di natura tecnica o tattica.

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