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Ancelotti porta il Napoli agli ottavi di Champions (4-0 al Genk) e saluta tutti

Risultato raggiunto tre volte nella storia del club. Clima surreale. In panchina Insigne, la squadra torna a vincere dopo nove partite. Tripletta di Milik

Ancelotti porta il Napoli agli ottavi di Champions (4-0 al Genk) e saluta tutti

Finisce con Carlo Ancelotti che va in mezzo al campo, saluta la terna arbitrale, qualche suo calciatore. Saluti tiepidi. Mertens accenna un abbraccio. Si incammina con Allan, gli dice qualcosa. Poi si incammina verso gli spogliatoi, la tribuna si alza e applaude. Il Napoli sta per salutare l’allenatore più titolato della sua storia. Un’assurdità da raccontare ai nipotini. Una delle tante di questa città autolesionista come poche. E stavolta ci si è aggiunto De Laurentiis che ha smarrito la sua diversità. Ma ci torneremo.

In un clima surreale, con lo sciopero del tifo e quattro gatti sugli spalti, il Napoli travolge il Genk 4-0, interrompe la serie di nove partite senza vittorie e soprattutto si qualifica entra nelle prime sedici di Champions League. Purtroppo non come primo classificato, perché il Liverpool vince a Salisburgo e chiude il girone in testa. Il Napoli paga il pareggio a Genk o quello in casa contro gli austriaci nella serata dell’ammutinamento. Come abbiamo ricordato oggi, tranne Napoli-Liverpool ogni vigilia di Champions è stata vissuta in un ambiente molto nervoso. Una Champions che vede il Napoli ancora imbattuto.

Checché ne dicano non pochi tifosi e commentatori, si tratta di un traguardo non ordinario per il Napoli. Sono i numeri a dirlo. Soltanto tre volte il Napoli è entrato tra le prime sedici squadre d’Europa. Lo ha fatto con Mazzarri, con Sarri e stasera con Carlo Ancelotti l’uomo che da allenatore ne ha vinte tre, più di tutti. Pensare che non ci sarà lui in panchina a febbraio dà la misura dell’assurda situazione che sta avvolgendo il Napoli.

Il Napoli vince e vince bene. Sia pure contro un avversario modesto. In quella che sembra la sua ultima partita, Ancelotti lascia fuori un solo titolare: Lorenzo Insigne che si accomoda in panchina. Il capitano che è a Udine è stato sostituito dopo 45 minuti. In panchina anche Lozano che pure le partite di Champions fino a stasera le aveva sempre giocate. Poi giocano tutti. Gioca Mertens. Gioca Callejon. Gioca Fabian. E soprattutto gioca Milik che rientra e segna tre gol con cui archivia la pratica già nel primo tempo. Nella ripresa, Mertens realizza il gol del 4-0, su rigore con un cucchiaio. Nessuno va ad abbracciare il tecnico ma lui è stato chiaro ieri in conferenza: «Non vorrei mai che i calciatori giocassero per me«.

Del match in sé c’è poco da dire. La prima rete, dopo due minuti, la regala il giovane portiere avversario. Il Napoli è intermittente ma in controllo. Quando accelera, fa male. Ha anche pericolose amnesie e per fortuna il Genk non ne approfitta. Ancelotti trascorre la partita in piedi davanti alla panchina. Si sbraccia, non gradisce i troppi passaggi sbagliati, vorrebbe un ritmo più intenso.

Come spesso accade, il Napoli gioca con uguale intensità (talvolta meglio) il secondo tempo. Per chi ancora crede alla favola della preparazione atletica sbagliata. Più che favola, calunnia.

Aurelio De Laurentiis è al San Paolo e a fine partita ci si aspetta qualcosa.

Ancelotti conferma la sua statura e al 72esimo regala al giovane Gaetano l’esordio in Champions League. Signori si nasce. Poi spazio anche a Lozano e a Llorente. L’abbraccio tra l’allenatore e Callejon al momento della sostituzione.

C’è molta attesa per il post-partita. Troppa. Ma il copione è noto.

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