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Telefonini e pc peggiorano i rapporti tra genitori e figli. A dirlo sono proprio i ragazzi

Su La Stampa i risultati di una ricerca su 10mila ragazzi tra i 10 e i 21 anni. Il 90% vorrebbe fare cose insieme ai genitori anche con il telefono spento. Lo psicologo: “Colpa degli adulti”

Telefonini e pc peggiorano i rapporti tra genitori e figli. A dirlo sono proprio i ragazzi

I risultati di una ricerca su quanto il telefono e il pc influiscano sui rapporti tra genitori e figli.

Si chiama “Mi ritiro in rete” ed ha coinvolto oltre 10mila ragazzi tra i 10 e i 21 anni.

La cosa che risulta più agghiacciante è la risposta degli intervistati alla domanda: “ti piacerebbe fare cose insieme ai genitori?”. Il 90% dice di sì.

A commentare il risultato è lo psicologo Giuseppe Lavenia, presidente dell’associazione nazionale Di.Te.

“È come se noi genitori avessimo perso l’autorevolezza per proporre qualcosa d’interessante ai nostri figli. Non siamo in grado di capire quello di cui hanno bisogno: abbiamo tracciato una distanza relazionale, usando come alibi la distanza digitale”.

I ragazzi avvertono questo disagio, ma non lo esprimono. Ma il problema siamo noi genitori, spiega Lavenia:

“Ma siamo noi a adulti a non fare più cose con loro, non viceversa, inutile raccontarsela. Siamo ipercoinvolti dai dispositivi, ma con meno capacità di astrarci: non c’interessa nulla di quello che fanno in rete. Ci basta saperli al sicuro, in casa, chiusi in camera e sovente neppure bussiamo per sapere che combinano. Chiediamo cosa hanno fatto a scuola, ma mai cosa hanno fatto online”.

E allora ecco i dati. Il 58% degli intervistati ammette di non parlare mai con i genitori di quello che guarda in rete. Il 21% lo fa solo qualche volta, il 12% spesso. Solo il 9% sempre.

Poco più di un genitore su due s’informa sulle ore trascorse dai figli online. E parliamo di tante ore: fino a due nel 39% dei casi, tra le 3 e le 6 nel 45% e oltre le 6 nel 16%. Il 61% di questo tempo, secondo la ricerca, è interamente dedicato a social e chat.

C’è poi il fenomeno del vamping, ovvero l’uso dello smartphone da parte dei ragazzi di notte. Un fenomeno allarmante, che li fa dormire poco, con ripercussioni negative sul loro corpo e sulla loro mente.

E ancora. Più del 70% dei ragazzi intervistati dichiara che riuscirebbe senza problemi a stare un giorno senza connessione. Sono la stessa percentuale che indica nel cellulare la causa del peggioramento dei rapporti all’interno della famiglia.

L’80% degli intervistati dice di apprezzare l’idea di trascorrere un’intera giornata con tutta la famiglia a telefoni spenti.

Lavenia spiega:

“Necessitano di vita vera, di opportunità sensoriali, di momenti dove sperimentare sentimenti e non solo emozioni. Si sta perdendo anche il contatto fisico: ci sono figli che ricevono WhatsApp e messaggi vocali dai genitori, ma poi più del 20% non viene mai abbracciato e il 30% solo qualche volta. Ci accontentiamo di rapporti a distanza, anche sotto lo stesso tetto”.

Il problema, continua, è che noi genitori pensiamo al futuro dei figli ma non al presente.

“Creiamo aspettative altissime, assecondando una società sempre più competitiva e non rispettosa dei tempi individuali. Sono sempre di più i ragazzi che non si sentono adeguati e che si rifugiano nell’isolamento sociale. Non aiutati di certo da noi adulti, visto che il 20% di quei 10 mila giovani si è sentito dire dai genitori, almeno una volta, la frase “Tu non vali niente””.

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