L’esperto: “Il Napoli ha torto solo in caso di ritiro punitivo. Delicata la posizione di Ancelotti”

Sul CorSera il parere di Marcello Giustiniani: calciatori e tecnico sono dipendenti della società. Il Napoli può applicare un'ampia gamma di sanzioni

De Laurentiis ha sondato

Sul Corriere della Sera il parere di Marcello Giustiniani sulla ribellione dei calciatori del Napoli al ritiro imposto da Aurelio De Laurentiis. Giustiniani è uno dei massimi esperti italiani di diritto del lavoro, partner di BonelliErede.

Definisce il caso Napoli, con una squadra al completo che abbandona il ritiro, “un caso unico”.

“Ma il clamore della notizia non deve far dimenticare che i calciatori sono lavoratori dipendenti, obbligati a eseguire il compito loro assegnato se questo non viola la legge o intacca la loro dignità. Non mi sembra sia il caso del ritiro imposto dal Napoli ai suoi giocatori”.

Dal punto di vista tecnico, spiega, occorre capire se il ritiro fosse punitivo o di natura tecnica, ovvero mirato a favorire la concentrazione della squadra e a migliorare le sue prestazioni. Solo nel caso fosse punitivo è censurabile, ma comunque difficilmente contestabile sul piano legale.

“Si può sostenere che una decisione tecnica spetti all’allenatore, ma il potere ultimo è in mano alla proprietà: il tecnico è e resta un dipendente”.

Non si può parlare neppure di una forma irrituale di sciopero, spiega.

“Uno sciopero presuppone una rivendicazione e un preavviso, sia pur breve. Non mi sembra di aver letto di cose del genere”.

La cosa interessante da capire è il ruolo che ha avuto Ancelotti nella vicenda

“se il tecnico abbia interrotto il ritiro per assecondare i giocatori o nell’impossibilità di portarlo avanti per la loro assenza. Di certo — per il suo ruolo e per aver espresso contrarietà al ritiro fin dall’inizio — la posizione di Ancelotti è la più delicata”.

I tesserati del Napoli, come ogni lavoratore dipendente,

“possono essere chiamati a giustificare il rifiuto di prestare l’opera loro richiesta con una contestazione disciplinare. Dal momento del ricevimento della lettera hanno cinque giorni per motivare il loro comportamento. Se la proprietà non dovesse ritenersi soddisfatta dei chiarimenti può applicare un’ampia gamma di sanzioni che vanno dal richiamo, alla multa, alla sospensione dal lavoro al licenziamento”.

Tutto, quindi, dal punto di vista legale, sembra essere a favore del Calcio Napoli

“Fermo restando che bisognerebbe conoscere a fondo i dettagli del caso ricordiamo che la legge concede al datore di lavoro anche il diritto di prendere decisioni sbagliate”

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