Nel calcio moderno, parlare di “4-3-3” è come parlare del nulla. Per provare a parlare di tattica, bisognerebbe saperne qualcosa
Premesso che, come dichiarato dallo stesso Ancelotti almeno un milione di miliardi di volte (iperbolico…), il Napoli utilizza il 4-4-2 solo in fase difensiva (o passiva, di non possesso…) mentre in fase di possesso (o di costruzione) si dispone sempre su 4 linee, di cui la prima (quella davanti al portiere) è composta da tre o talvolta da soli due uomini (a seconda se la squadra avversaria, in fase di non possesso, resta con due o con un solo uomo in attacco) mentre la terza (quella dietro la punta centrale) è composta da quattro o da cinque elementi (a seconda se gli avversari si difendono a quattro o cinque), sarebbe opportuno che i “fanatici” del cambio modulo spiegassero in quale delle due fasi vorrebbero che il Napoli adoperasse il 4-3-3.
Se in fase di non possesso (e quindi al posto del 4-4-2) costoro, in pratica, chiedono/auspicano che il Napoli si debba difendere con un uomo in meno, dal momento che, attualmente, il Napoli si difende con otto uomini (due linee da quattro), mentre con un eventuale passaggio al 4-3-3 in fase passiva il Napoli si difenderebbe con “soli” sette uomini (una prima linea da quattro e una seconda da tre). Se invece il passaggio al 4-3-3 lo si invoca in fase d’attacco (e quindi al posto del 3-2-4-1/3-1-5-1 o del 2-3-4-1/2-2-5-1), in pratica si chiede al Napoli di attaccare con uno/due uomini in meno, considerato che, come visto, il Napoli quando attacca resta con una linea difensiva di tre o due uomini (e porta sempre 5/6 uomini nella trequarti avversaria).
La verità è che, nel calcio moderno, parlare di “4-3-3” è come parlare del nulla, dal momento che, nessuna squadra al mondo, quando si difende, lascia tre uomini in attacco (tutte le squadre, in fase passiva, si schierano o con il 4-4-2/4-4-1-1, o col 4-5-1, o col 5-3-2/5-3-1-1 o col 5-4-1) e nessuna squadra al mondo, quando costruisce, resta con 4 uomini dietro, dal momento che, in fase di possesso, o sale il terzino sinistro, o sale il terzino destro, o salgono entrambi i terzini e si abbassa un mediano (eseguendo la classica “salida lavolpiana”, dal nome del tecnico argentino Ricardo La Volpe che per primo la praticò) in mezzo ai due centrali, o alla destra dei centrali o alla loro sinistra, oppure salgono entrambi i terzini e si resta coi soli due centrali a protezione della porta. Del resto, lo stesso Napoli di Sarri (da più parti preso come esempio da seguire) in fase difensiva si schierava col 4-5-1, mentre quando attaccava si posizionava con una sorta di 3-4-3, dal momento che, in fase di impostazione, Ghoulam era solito avanzare a centrocampo (col conseguente slittamento di Hamsik, Jorginho e Allan verso destra e col brasiliano che sovente agiva molto largo sulla corsia esterna) e dietro si rimaneva sempre con una linea a tre composta da Hysaj sul centro-destra, Albiol al centro e Koulibaly sul centro-sinistra.
E, a voler essere precisi, anche in un’ipotetica “fase transitoria”, non è propriamente corretto parlare di 4-3-3, dal momento che i tre di centrocampo, così come i tre d’attacco, in questa fase non si posizionano “in linea”, bensì o formano due “L” capovolte e speculari (e in tal caso avremo un 4-2-2-2 -o 4-4-2 con gli esterni alti- dal momento che la mezzala sinistra e l’ala destra finiranno con ritrovarsi sovente sulla medesima altezza in campo) o, più frequentemente, si dispongono “a triangolo”. In tal caso, se i due triangoli (quello d’attacco e quello di centrocampo) hanno ambedue il vertice centrale rivolto verso il basso, allora è più corretto parlare di un 4-1-2-1-2 (o 4-4-2 col rombo, dal momento che il vertice basso del triangolo offensivo finirà col costituire il vertice alto del rombo di centrocampo); se invece ambedue i triangoli avranno il vertice centrale rivolto verso l’alto, allora sarà più corretto parlare di 4-2-1-2-1 (o 4-2-3-1, dal momento che il vertice alto del triangolo di centrocampo andrà a posizionarsi in mezzo ai due esterni offensivi); infine se i due triangoli si troveranno in posizione speculare, allora ci troveremo in presenza di un 4-1-2-2-1 (o 4-1-4-1, con un centrocampista che agisce da schermo davanti alla difesa e i due interni -o mezzali- che agiranno sulla stessa linea degli esterni offensivi alle spalle della punta centrale).
Purtroppo, sempre più spesso, capita di assistere a tantissime persone che sono solite parlare di calcio (pardon, di tattica), senza averne le giuste conoscenze/competenze, senza aver preventivamente e accuratamente studiato; in tanti, troppi, sono convinti che basta assistere ad un determinato numero di incontri di calcio (dal vivo o in tv) o, peggio ancora, giocare alla Playstation e/o al Fantacalcio per ritenersi degli esperti di tattica e, pertanto, avere il diritto (e la presunzione) di voler insegnare il lavoro a chi invece, come nel caso di Ancelotti, la tattica l’ha prima imparata sul campo (alle dipendenze di due maestri quali Liedholm e Sacchi), poi l’ha studiata al corso di Coverciano e infine l’ha messa in pratica (prima in Nazionale come vice dello stesso Sacchi e successivamente alla guida delle squadre più blasonate del mondo). Ma qualcuno si è mai chiesto come mai le scelte tattiche di Ancelotti vengono duramente contestate da giornalisti e tifosi e quasi mai da ex calciatori ed ex allenatori?