Su La Stampa. E’ maturato e si è ripreso la Juve. Le sue movenze feline, quel danzare sulle punte, quel cucchiaio mancino che gli fa da piede sono ragioni per comprare il biglietto
Chi l’avrebbe mai detto che Paulo Dyala si sarebbe ripreso la Juve, scrive Gigi Garanzini su La Stampa.
Un anno fa, di questi tempi, per il popolo juventino non esisteva che Ronaldo. Invece l’altra sera, allo Stadium,
“le emozioni, le giocate e quell’accidente di gol impossibile gliele ha regalate l’argentino che per vie imperscrutabili discende direttamente da Sivori”.
Se Dybala non è partito, in estate, è stato anche perché la società ha tenuto conto dell’opinione popolare, scrive, da qui la soddisfazione dei tifosi di ieri.
“Sembrava, sembra, di essere tornati all’aprile di due anni fa, all’indomani della serata in cui Dybala schiantò il Barcellona di Messi, giusto sotto il naso del fenomeno. D’altra parte un fenomeno in campo, a farsi rubare la scena, c’era anche l’altra sera: e se l’ha presa un po’ meno male del Messi di allora è soltanto perché Dybala giocava dalla sua parte”.
Fu il paragone con Messi a tarpare le ali di Dybala, scrive Garanzini. Ma oggi è diverso.
“Il Dybala di oggi è più maturo”.
Certo, si poteva risparmiare la gag del saluto militare, “suonata di cattivo gusto”, ma è passato molto tempo da quella serata magica dell’11 aprile 2017.
“Adesso ha 26 anni, appena compiuti. Dovrebbe aver imparato che, senza mettere limiti alla provvidenza, i fenomeni veri lo sono già a 16, massimo 18. Mentre nella categoria appena sottostante, quella dei grandi campioni, i confini anagrafici sono più fluttuanti”.
Inoltre, lui, a differenza di altri giocatori,
“magari anche più grandi ma più lineari, meno appariscenti, ha il grande vantaggio dell’estetica. Perché quelle movenze feline, quel danzare sulle punte, quel cucchiaio mancino che gli fa da piede sono altrettante ragioni per comprarsi un biglietto e (sperare di) andarsi a godere uno spettacolo nello spettacolo. Un tenore in stato di grazia prima ancora dell’opera nel suo complesso”.
Per l’immanenza di Ronaldo Dybala è stato costretto a battere anche strade che non conosceva, conclude,
“Ma ha imparato a percorrerle, grazie ad Allegri. Senza aver dimenticato quelle più naturali, degli ultimi trenta metri. Dove Sarri è ben lieto di vedergli liberare l’istinto al modico prezzo di qualche rientro sulla linea dei portatori d’acqua”.