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Esposito: “L’Inter è una famiglia, si cresce come giocatori, ma anche come uomini”

Il calciatore dell’Inter alla Gazzetta: “Conte è un allenatore straordinario. Lukaku un ragazzo di un’umiltà fuori dal comune. Mi ha accolto nello spogliatoio come fossi il suo fratellino”

Esposito: “L’Inter è una famiglia, si cresce come giocatori, ma anche come uomini”

Oggi, sulla Gazzetta, una lunga intervista al 17enne interista Sebastiano Esposito di Castellammare di Stabia.

Racconta di avere ricevuto due insegnamenti importanti dalla sua famiglia, l’umiltà e la spensieratezza,  di considerare la maglia della Nazionale un motivo di grande orgoglio e anche di cosa è fatta la sua vita.

“Quando sono andato via di casa a otto anni, ho capito che non avrei potuto vivere come un bambino qualsiasi. E la stessa cosa quando mi sono trasferito all’Inter. Calcio, studio e poco altro, ma adesso mi va bene così. Vivo per il calcio e ho già realizzato tanti miei sogni”.

Un vortice di emozioni e di esperienze, tutto in pochissimo tempo.

“Forse ancora fatico a rendermi conto di cosa sta succedendo. E’ accaduto tutto in così poco tempo: giocavo in Under 17 e ho debuttato in Primavera, giocavo in Primavera e mi allenavo in prima squadra, poi l’esordio in Europa League, quello in Champions, quello in Serie A…”.

Esposito spiega l’importanza della fede nella sua vita.

“Totale. Dio è la cosa più grande. Mamma e papà mi hanno messo al mondo, ma se lui non avesse voluto non sarei qui”.

Di Conte:

“Impressionante. Un allenatore straordinario”.

Di Lukaku:

“Un ragazzo di un’umiltà fuori dal comune. Mi ha accolto nello spogliatoio come fossi il suo fratellino. Da lui ho solo da imparare, ma ho legato anche con D’Ambrosio che fu allenato da mio padre ed è partito dalla Juve Stabia. Ci tengo che sappia quanto è importante per me”.

L’Inter, dice, è importantissima nella sua maturazione.

“È una cantera ma anche una famiglia. Si cresce come giocatori, ma si cresce anche come uomini. Devo tanto a Roberto Samaden, ma voglio ricordare anche Roberto Clerici, che mi scoprì portandomi a Brescia e che è scomparso”.

 

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