CorSport: Ancelotti si presenta irriverente in uno dei templi del calcio mondiale. Il Napoli è vivo
Una partita di ferocia e personalità, una mutazione genetica. Cosa sia accaduto da San Siro ad Anfield è materia per gli psicologi: il Napoli ha la capacità di essere squadra

Sul Corriere dello Sport Antonio Giordano commenta la partita del Napoli contro il Liverpool definendo quanto visto ieri ad Anfield un “mistero del calcio”.
Perché il Napoli, che sembrava inghiottito da un malessere interiore, in realtà ha dimostrato di non essere sparito e ora si ritrova ad un passo dagli ottavi di finale.
“è la mutazione quasi genetica, in novantasei ore, che spinge allo stupore e induce a sospettare che il Napoli sia riemerso o stia per farlo”.
La squadra ha giocato con “ferocia e personalità”, anche nei momenti di difficoltà. A stupire, soprattutto, è
“la naturalezza di Ancelotti di presentarsi ‘irriverente’ in uno dei templi sacri del calcio mondiale, all’inglese, in un 4-4-2 che non diviene mai altro, lascia che le catene – di destra e di sinistra – resistano meccanicamente e fisicamente, offrendo densità e palleggio in mezzo al campo e poi sprigionando schizzi di veleno con Mertens e (raramente) con Lozano”.
Di Lorenzo esterno alto al posto di Callejon è la mossa del tecnico,
“il resto è illuminante composizione che soffoca Klopp, lo fa impazzire, lo costringe ad attaccare sulla sinistra e poi in mezzo e poi sui nervi, perché non c’è mai un domani oltre le linee”.
Quello che è successo da San Siro ad Anfield, scrive Giordano, “è materia per gli psicologi”. Il Napoli
“ha la capacità di essere squadra, raccolta in trenta metri che sopprimono qualsiasi idea del Liverpool”.
Va in ripartenza con Di Lorenzo, da cui viene l’assist per Mertens.
“Il calcio è metodo ed anche materia grigia, sensibilità, elasticità”
Una notte “terribile e meravigliosa” quella di ieri, in cui il Napoli sottrae al Liverpool “le zolle di Anfield”.
Ad un certo punto il Napoli è parso inchiodato nella trequarti, trova difficoltà ad arrivare alle punte.
“Ma qui poi si scrive (quasi) l’epica del calcio, perché è sempre uomo contro uomo, ed è coraggio, sofferenza allo stato puro giocando all’italiana, perché altro non si può inventare stavolta: ma c’è un cuore che batte, il Napoli è vivo”.