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56 atleti pronti a fare il test del Dna per provare a scagionare Schwazer

Il gip di Bolzano aveva chiesto alla Fidal di selezionarli per verificare se l’anomala concentrazione di Dna nel campione prelevato all’atleta fosse normale o frutto di manomissione

Il 16 ottobre scorso il Gip di Bolzano, Walter Pelino, ha chiesto alla Federazione italiana di atletica leggera (Fidal) di trovare almeno 50 atleti che si sottoponessero volontariamente ad un prelievo dell’urina. L’obiettivo era verificare se l’anomala concentrazione di Dna nel campione prelevato ad Alex Schwazer nel 2016 potesse dipendere dall’enorme sforzo fisico effettuato dal marciatore.

Di “cavie” ne sono state trovate 56. Ieri la Fidal ne ha inviato i nomi a Bolzano. La vicenda è sul Corriere della Sera. Si tratta di specialisti di maratona, mezza maratona, marcia e corsa in montagna che, selezionati dal c.t. Antonio La Torre, hanno acconsentito a donare i loro campioni biologici al Ris di
Parma. Uniti nel voler aiutare l’ex collega a risolvere la controversia.

I prelievi saranno effettuati nelle prossime settimane.

Il presidente della Fidal Alfio Giomi, dichiara:

“Per noi era doveroso contribuire all’accertamento della verità. Atleti e società hanno aderito rapidamente e in massa, tanto che a un certo punto abbiamo dovuto chiudere la lista. Ora tocca ai magistrati”.

L’obiettivo della verifica è capire le ragioni della massiccia e anomala distruzione del Dna nel campione di urina del marciatore rimasto due anni nel laboratorio antidoping di Colonia. Si è degradato naturalmente o è stato oggetto di manomissione volontaria?

Se l’esame statistico dimostrasse che il degrado è fisiologico in un fondista di alto livello, Schwazer sarebbe inchiodato alle sue responsabilità. In caso contrario, che è la tesi sostenuta dall’atleta e dal suo coach Sandro Donati, sarebbe discolpato.

L’esperimento sarà complesso, scrive il quotidiano:

“ai campioni degli atleti-cavia si dovrà applicare la medesima catena di raccolta, conservazione e analisi (congelamenti, scongelamenti e frazionamenti del liquido) subita dalle urine del marciatore tra Italia, Austria e Germania che verrà ricostruita tramite i documenti di laboratorio forniti dall’Agenzia antidoping (Wada)”.

 

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