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Velasco: “Il calcio è Brad Pitt, la pallavolo un comune mortale”

Il coach: “Bisogna coinvolgere i giovani senza cercare per forza il campione. Allenatori, mettetevi nei panni dei vostri ragazzi”

Velasco: “Il calcio è Brad Pitt, la pallavolo un comune mortale”

Su Repubblica Torino le dichiarazioni del direttore tecnico del settore giovanile della pallavolo maschile Julio Velasco. Il tecnico ha parlato ieri in occasione dell’incontro con gli allenatori e i dirigenti piemontesi organizzato dalla Fipav regionale.

“La situazione non è negativa a livello di nazionali giovanili. Ma se non ci diamo una mossa la pallavolo maschile rischia di diventare un’appendice del femminile, che ha la stessa presa sulle ragazze del calcio tra i ragazzi”.

E’ in atto la sindrome di Brad Pitt, ha detto Velasco.

“Da adolescenti, se ci piaceva una ragazza, non aspettavamo che venisse lei da noi, provavamo ad approcciarla. Brad Pitt invece poteva aspettare! Il calcio nel panorama sportivo è Brad Pitt e noi i comuni mortali. Reclutare è come corteggiare: dobbiamo convincere i ragazzi, far venire loro il ‘virus’ della pallavolo. Iniziamo gradualmente, poi saranno loro a chiedere sempre di più”.

Occorre cambiare il tipo di approccio ai giovani.

“Inconsciamente noi allenatori immaginiamo sempre come saranno i giocatori in futuro. Guardiamo un ragazzino e pensiamo “questo non arriva”. Ma dove deve arrivare? Questo paradigma culturale lo dobbiamo cambiare, dobbiamo andare a cercare ogni ragazzo che vuole giocare. Magari non diventerà un campione ma un ministro, un imprenditore: e un appassionato di volley pronto ad aiutare il movimento”.

Velasco ha raccontato la sua esperienza in Argentina:

“Mi è capitato di dover scegliere per una squadra giovanile tra un allenatore tecnicamente bravo e un altro meno preparato ma più empatico. Ho scelto il secondo, perché convinceva i ragazzi. Uno dei club più importanti di Buenos Aires è sostenuto dal mecenatismo di un ex giocatore che era scarsissimo. Ma è sempre stato un appassionato di volley, e ha continuato ad amarlo”.

Bisogna coinvolgere i giovani, e per farlo bisogna evitare di giudicarli.

“Dobbiamo evitare frasi come “ah, i giovani di adesso”. Come ci sentiremmo noi se la frase fosse “ah i sessantenni di oggi”?. Quando lo diciamo, gli stiamo dicendo che siamo meglio di loro. Li smontiamo invece di coinvolgerli”.

Se il problema fossero gli allenatori, che non sono in grado di entusiasmare i ragazzi? E’ proprio agli allenatori che si rivolge Velasco:

“Fate l’esperienza di imparare qualcosa di nuovo, vale più di fare tanti corsi. Odiamo sentirci idioti, a qualunque età, e quando ci dicono “ma è facile” ci arrabbiamo. Facile è quello che so fare, quello che non so fare è difficile. Mettetevi nei panni dei vostri ragazzi”.

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