ilNapolista

Libero: lo sport ha il mal d’Asia e per non perdere soldi si tura il naso

Il tifone cancella le gare di rugby, a rischio la F1, la Cina boicotta il basket Usa. In nome degli affari si raggiungono vette altissime di non-sense

Libero: lo sport ha il mal d’Asia e per non perdere soldi si tura il naso

Su Libero, Tommaso Lorenzini scrive che lo sport ha il “mal d’Asia”. E’ un fatto di quattrini, di bacino di utenza potenzialmente infinito, di fronte al quale lo sport, dal basket alla Formula Uno si tura il naso, pur di non perdere il treno.

“quanto sta accadendo in questi giorni è la dimostrazione plastica di come in nome degli affari si raggiungano vette altissime di non-sense”.

Il tifone blocca il rugby

In Giappone il tifone Hagibis cancella le due partite dei Mondiali di rugby in programma per domani: Inghilterra-Francia eNuova Zelanda-Italia.

È la prima volta che accade alla Coppa del Mondo. Entrambe le partite finiscono 0-0 e, paradossalmente, scrive Lorenzini, è meglio così perché contro “i mostri neri” finora l’Italia ha subito 14 sconfitte e non avrebbe mai potuto vincere.

Ma è una vergogna,

“perché in un torneo lungo un mese e mezzo (con un giro d’affari di 3,5 miliardi di euro) un piano B avrebbe potuto essere previsto, soprattutto in questo periodo dell’anno storicamente soggetto a pesante maltempo”.

A rischio la Formula 1

Ma non basta, perché il tifone mette a rischio anche il Gp di Suzuka di F1. E qui i precedenti per maltempo fioccano. Lorenzini li ricorda:

“Nel 2004 e nel 2010 le qualifiche furono fatte la domenica mattina a causa del maltempo, nel 1976 Lauda rifiutò di correre al Fuji, il nubifragio del 2015 fu la concausa, assieme alla folle direzione gara, dell’incidente mortale di Jules Bianchi proprio a Suzuka. Cambiare periodo dell’anno, no?”

Per non parlare del fatto che nel 2020, tra luglio e settembre, Tokyo ospiterà Olimpiadi e Paralimpiadi e che l’Agenzia meteo giapponese ha rilevato che l’anno scorso, nello stesso periodo, con un caldo di 35-37 gradi, morirono circa 1500 persone.

Il boicottaggio cinese

In Cina, intanto, un tweet fa scattare il boicottaggio del basket statunitense scatenando un macello, soprattutto in termini di danno economico. In questo caso, l’atteggiamento dello sport nei confronti dell’Asia è ancora più emblematico:

“il cane pechinese abbaia, tutti a cuccia. Anche perché se “chiude” il mercato cinese, la Nba perde il 10% del fatturato annuo, circa 700 milioni di dollari su un totale di 7,5 miliardi”.

ilnapolista © riproduzione riservata