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I settori giovanili italiani sono tra i peggiori in Europa

Il Cies pubblica la classifica delle cantere più efficienti e produttive. L’Atalanta è nei bassifondi con Milan e Roma, Napoli e Juve non compaiono proprio

I settori giovanili italiani sono tra i peggiori in Europa

Non ci sono più le mezze stagioni, e la Primavera italiana è in crisi. I settori giovanili del pallone made in Italy producono poco, e rinominarle “cantere” fa figo ma finisce lì. Parlano al solito i dati, basta incrociarli, e il nesso causa/effetto diventa lampante. Il Cies – centro studi svizzero sul calcio europeo – ha pubblicato la sua annuale classifica dei settori giovanili più efficienti e produttivi, e i club italiani sono parecchio indietro. Contemporaneamente è uscita anche la lista dei 30 candidati al Pallone d’Oro, e non c’è nessun italiano. Dalla Serie A escono fuori solo tre nomi, tutti cresciuti altrove: Cristiano Ronaldo, De Ligt e Koulibaly. Unisci i puntini e non c’è un disegno: il presente dei giovani è lo stesso dei calciatori affermati, si va avanti a spanne, con risultati altalenanti.

Napoli e Juve dove sono?

La classifica del Cies prende in considerazione il numero di giocatori professionisti attualmente tesserati nei 31 campionati europei di prima divisione. È uno studio scientifico, basato sui criteri che Uefa e Fifa si sono dati per valutare un giocatore effettivamente cresciuto in una accademia: almeno tre stagioni di permanenza nello stesso club tra i 15 e i 21 anni di età. Ne vengon fuori due classifiche, una “di qualità” per i cinque migliori campionati europei – Premier League, Liga, Serie A, Bundesliga e Ligue 1 – e una che considera invece tutti i 31 campionati continentali di prima divisione. Risultato: le migliori scuole sono quella del Real Madrid (39 giocatori fra quelli attualmente tesserati nei cinque migliori campionati europei), del Barcellona e del Lione.

Nella classifica della produttività il settore giovanile più efficiente è quello del Partizan Belgrado con 75 giocatori lanciati nel calcio europeo, 3 in più dell’Ajax, forte di una tradizione quasi secolare. Va fortissimo in generale il calcio dell’est con la Dinamo Kiev (62), la Dinamo Zagabria (60), la Stella Rossa (59) e lo Sparta Praga (56). Per rintracciare società italiane bisogna allargare la graduatoria, verso il fondo galleggiano Atalanta, Milan e Roma che hanno cresciuto 15 giocatori professionisti ciascuna. Tutte e tre hanno un trend non positivo. La Fiorentina e l’Inter si fermano a 13, e c’è anche il Brescia con 10. Manca qualcuno? Dov’è la Juventus campione? E il Napoli? Fuori classifica, entrambe.

Il Pallone d’oro è per gli altri

Sono invece due bianconeri e un “napoletano” gli unici tre giocatori della Serie A nella lista del Pallone d’Oro. Ai quali possiamo aggiungere Handanovic e Szczesny in lizza per il Trofeo Jascin di miglior portiere. Non che il riconoscimento istituito nel 1956 da France Football abbia una grande tradizione per gli italiani, considerato che nella sua storia ci sono solo 5 connazionali, anzi 4 più 1: Gianni Rivera nel 1969, Paolo Rossi nel 1982, Roberto Baggio nel 1993 e Fabio Cannavaro nel 2006, più Omar Sivori, nato in Argentina ma nazionale azzurro nel 1961. Certo, abbiamo in bacheca 9 secondi posti (Rivera nel 1963, Facchetti nel 1965, Riva nel 1969, Mazzola nel 1971, Zoff nel 1973, Baresi nel 1989, Schillaci nel 1990, Baggio nel 1994 e Buffon nel 2006) e 3 bronzi (Riva nel 1970, Maldini nel 1994 e nel 2003). Ma è da un bel po’ che il nostro campionato viene snobbato dalla giuria di qualità del premio: anche nel 2018 non erano inclusi azzurri nella lista dei 30, mentre nel 2017 c’erano solo Buffon e Bonucci.

Non è un paese per giovani calciatori

In questi tempi di “sovranismo” chiacchierato e autarchia rivendicata più o meno a vanvera, sarebbe forse il caso di stimare il calcio nostrano con nuovi parametri: l’orgoglio infiamma, ma poi arrivano i dati e le docce fredde. La litania dell’Italia che non è un paese per giovani, nel calcio è più che altro un urlo di dolore: soltanto cinque società di Serie A hanno un centro sportivo di proprietà per le giovanili, Juventus, Roma, Atalanta, Empoli e Chievo. E una inchiesta della Gazzetta dello Sport ha messo in luce casi di inquietante sciatteria. La Sampdoria ad esempio riserva alle giovanili un campo a Sori e due campi a Bogliasco, di cui uno con un sintetico vecchio di circa dieci anni e uno di proprietà comunale, per la cui gestione bisogna trattare con la Curia. Primavera, Allievi e Giovanissimi del Genoa si dividono quattro campi in quattro località diverse. E poi c’è il Napoli: a Sant’Antimo si allenano sette squadre con un solo campo a 11 in sintetico (oltre ad un campo a 8 e due più piccoli).

Dalla stagione 2006/07 (quella lanciata dalla vittoria del Mondiale in Germania) ad oggi è diminuita di quasi 10 punti percentuali la spesa complessiva degli stessi i club di Serie A per calciatori italiani. Ne crescono sempre meno, e sempre peggio, per cui poi investono anche meno nel prenderli al mercato. Il cane, vecchio e stanco pure lui, non ha mai smesso di mordersi la coda. Altro che Pallone d’Oro.

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