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Il processo per il Ponte Morandi è troppo grande. La Procura chiede un tribunale collegiale

La richiesta di Cozzi al Ministero. Troppi imputati e troppe prove. Devono esserci tre giudici togati e non un unico magistrato come prevederebbero i reati contestati

Il processo per il Ponte Morandi è troppo grande. La Procura chiede un tribunale collegiale

Il processo per accertare le responsabilità del crollo del Ponte Morandi (e delle sue 43 vittime) è troppo grande, oneroso, un carico enorme per una sola persona. Ecco perché il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha chiesto al ministro della Giustizia Fulvio Baldi che ad occuparsene non sia un tribunale monocratico, composto da un solo giudice, ma un collegio formato da almeno tre giudici togati.

Prima che a Baldi, Cozzi aveva rivolto la stessa richiesta al suo predecessore, Andrea Orlando.

Il futuro processo sarà troppo impegnativo.

Tanti gli imputati, infinita la documentazione da discutere, innumerevoli le testimonianze, estremamente complesse le questioni tecniche da affrontare. Impossibile che tutto ricada su una persona sola. E invece, se non si nominerà un collegio, accadrà proprio questo, poiché i reati contestati (omicidio colposo, disastro colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti) prevedono la presenza di un solo giudice a stabilire eventuali colpevoli.

La Procura di Genova, di medie dimensioni, è già in difficoltà, tanto da essere stata costretta a chiedere più volte al Ministero l’assegnazione di nuove risorse.

Le indagini attualmente impiegano a tempo pieno i due sostituti procuratori Massimo Terrile e Walter Cotugno, e l’organico in forza alla magistratura inquirente è già sottodimensionato.

Lo scorso novembre il ministero ha trasferito temporaneamente già 33 tra funzionari giudiziari, cancellieri esperti, assistenti giudiziari e operatori giudiziari.

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