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Caso Schwazer: per il giudice si tratta di un complotto ai danni dell’atleta

Ribaltone al processo. Messe sotto accusa la Iaaf e la Wada. Secondo il giudice il loro obiettivo era distruggere la reputazione dell’atleta. Ora bisogna scavare ancora

Il giudice che avrebbe dovuto condannare Alex Schwazer per frode sportiva, dopo la squalifica per doping del 2017, ribalta il tavolo del processo di Bolzano.

A raccontarlo è Il Giornale.

Il giudice ha praticamente messo sotto accusa la Iaaf e la Wada, i colossi del’atletica e dell’antidoping che avevano accusato Schwazer parlando di complotto.

L’atleta non è dunque più solo nel sostenere che i flaconi contenenti la sua urina siano stati manipolati per incastrarlo e per distruggere la sua reputazione e quella del suo allenatore Sandro Donati.

Scrive il giudice:

“Quanto al movente ce n’è già uno plausibile anche se tutto da verificare. La richiesta di effettuare le analisi è partita il 16 dicembre 2015, giorno in cui Schwazer ha testimoniato contro i medici della Iaaf. È un fatto che la sopravvenuta squalifica per doping abbia posto in pessima luce sia Schwazer come pure il suo allenatore, da sempre paladino dell’antidoping”.

Un risultato, scrive Il Giornale, che era un valido motivo per manipolare le provette.

Un siluro contro i signori dello sport mondiale. Adesso, dopo essersi preso un mese di tempo per scrivere le sue conclusioni, il giudice chiede venga scavato ancora nella vicenda.

Scrive ancora il giudice:

“La violazione dell’anonimato è stata sistematica e grave. L’occasione di effettuare una manipolazione vi era in ogni fase”.

E poi ci sono le stranezze incredibili, scrive il quotidiano, che saltano fuori quando il giudice cerca di farsi consegnare i campioni. Sono senza tappo, con misure che vanno e che vengono, tanto da indurlo a sbottare nell’ordinanza:

“Dove è finita la famosa precisione teutonica…”

 

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