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Quando Brera scrisse: “Per non soffrire più verrei a Napoli. Mi stabilirei a piazza Dante”

Sul CorMez una lettera inedita del giornalista a Gino Palumbo, dall’archivio di Guido Prestisimone: “A Napoli il clima accelera la fine degli atleti sciroccandoli dolcemente”

Quando Brera scrisse: “Per non soffrire più verrei a Napoli. Mi stabilirei a piazza Dante”

Sul Corriere del Mezzogiorno, Carmelo Prestisimone riporta stralci di una lettera scritta da Gianni Brera e trovata nell’archivio di suo padre Guido.

Nella lettera, indirizzata a Gino Palumbo, all’epoca direttore di Sport Sud, Brera (che scriveva per Il Giorno) spiegava perché, secondo lui, non ci fossero molti calciatori meridionali e perché quei pochi che esistevano stentavano a decollare.

“Caro Gino devi sapere che io non sono affatto antinapoletano. Sono qualche volta sincero. E Napoli mi sembra una città in cui i poveri sono troppi per lodarla come fanno tutti. Io la compiango. Che poi moltissimi napoletani mi divertano è altra faccenda. Che molti poi li ammiri è altra faccenda pure. Io credo che da voi il clima acceleri la fine degli atleti (cibo, aria afrodisiaca, gente), sciroccandoli dolcemente. Perché non nasce neanche un Berruti? Occorrerebbe importare 500 mila donne di razza nordica già fecondate da nordici e sperare che i loro figli diventino come Dennerlein o Schnellinger, con rispetto di tutto e di tutti e che poi giochino al Calcio. I norditaliani sono alpino-mediterranei, non nordici”.

E, poco oltre, aggiungeva:

“Ad ogni modo, caro Gino Palumbo, per non soffrire più oltre verrei a Napoli. Credo che mi stabilirei a piazza Dante, sotto la pergola del“Dante e Beatrice””.

Fu proprio grazie all’amicizia con suo padre, scrive Prestisimone, che Brera ammorbidì la sua opinione su Napoli e i napoletani.

Quando il giornalista veniva a Napoli in missione, amava rifugiarsi nella tipografia Lampo di via Santa Maria di Costantinopoli, dove veniva pubblicato Sport 7, settimanale diretto da Guido Prestisimone. Poi si faceva rotta per cena da “Dante e Beatrice”, in piazza Dante

“per quello speciale mussillo che si contrapponeva all’insalata di rane di Pusiano o alla mozzarella del lombardo “Ranch Roberta”. Sul tavolo la bottiglia di Gragnano di mio padre che Brera apprezzava quanto il Barbera”.

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