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Ponte Morandi, i periti del gip ammettono errori nella trascrizione dei dati sui cavi corrotti

Si tratta di refusi, dicono, la sostanza non cambia. A denunciare le discrepanze, nell’incidente probatorio, è stata Spea

Ponte Morandi, i periti del gip ammettono errori nella trascrizione dei dati sui cavi corrotti

Ieri pomeriggio, nel corso dell’incidente probatorio per il Ponte Morandi, è scoppiato un nuovo caso riguardante il crollo del viadotto e le indagini che sono seguite.

Ci sarebbe una discrepanza tra la relazione del laboratorio svizzero, l’Empa, e la relazione dei periti del gip, che su quella relazione si basa. A denunciarlo, gli avvocati di Spea Engineering. Lo racconta Il Secolo XIX.

“I valori di corrosione di alcuni campioni indicati dai tecnici del laboratorio svizzero Empa sono stati riportati in modo diverso sulla perizia. Empa dice che quei fili non erano completamente corrosi”.

In particolare, i dati diversi si riferiscono al reperto 132, quello chiave dell’indagine, il punto di connessione tra lo strallo e l’antenna della pila 9.

I periti del gip, Giampaolo Rosati, Massimo Losa e Renzo Valentini, spiegano che si tratta soltanto di “refusi” che non cambiano di molto lo stato delle cose, perché il numero di fili tagliati e non corrosi è “trascurabile” mentre molti fili sono “completamente corrosi”.

Ma non finisce qua.

Gli avvocati di Spea, infatti, hanno tirato in ballo una mail con la quale Empa chiedeva alla Procura di poter analizzare altri reperti per aver un quadro più chiaro delle condizioni del ponte.

Anche su questo hanno replicato i periti, dichiarando che i campioni analizzati erano sufficienti
per rendersi conto dello “stato di conservazione del manufatto”.

La battaglia legale, riprenderà a dicembre, quando avrà inizio il secondo incidente probatorio.

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