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I campioni dello sport fanno vendere e le multinazionali li coprono d’oro

Maradona, Federer, Neymar, Leo Messi e Cristiano Ronaldo. Internet ha reso gli sportivi una casta. Pubblicizzano di tutto e alcuni sono diventati loro stessi dei marchi. Su Repubblica Affari & Finanza

I campioni dello sport fanno vendere e le multinazionali li coprono d’oro

Qualsiasi prodotto, se pubblicizzato associandolo ad uno sportivo, buca lo schermo e gli account social dei tifosi-consumatori. Lo scrive Repubblica Affari e Finanza.

I campioni sono presentati in versione umanizzata. Mentre controllano la cottura degli spaghetti o versano il detersivo nella lavatrice. Pubblicizzano di tutto. dai rasoi alle carte di credito, dallo shampoo al poker online. E ottengono sempre il risultato sperato dai marchi.

Ad aprire la pista di un trend che è ancora in crescita, è stato, 35 anni fa, Michael Jordan. Da lì ci sono caduti tutti: Roger Federer, Neymar, Tiger Woods, Leo Messi, Cristiano Ronaldo.

C’è anche Maradona, con il contratto a vita da un miliardo di lire stipulato 30 anni fa con la Puma che, attualizzato in euro oggi arriverebbe a 516 milioni circa.

A breve, anche Raheem Sterling, l’attaccante del Manchester City, potrebbe iniziare ad incassare una parte dei circa 100 milioni di euro che riceverà per indossare la linea griffata Air Jordan. Sarebbe il primo calciatore, ma la linea Jordan – che, per Forbes, ha generato introiti da oltre 3 miliardi di euro – è già entrata negli stadi lo scorso settembre, con l’accordo con il Psg per la produzione di kit da gioco e gadget i versione limitata.

In alcuni casi le multinazionali sostengono i loro testimonial quando si trovano al centro della gogna mediatica. Come è successo con Kobe Bryant, cestista dei Los Angeles Lakers. 15 anni fa fu accusato di stupro da una cameriera ma Nike decise di mantenere comunque inalterato il contratto pubblicitario da milioni di dollari. Sempre Nike ha sostenuto Tiger Woods mentre cadeva in disgrazia tra tradimenti e confessioni pubbliche di abusodi alcool e droga. La multinazionale, all’epoca, gli rinnovò il contratto per 150 milioni di euro.

Secondo un recente studio condotto in 42 paesi da Euroamericas Sport Marketing, i consumatori ricordano a distanza di anni gli spot che hanno per protagonista un fuoriclasse dello sport. E l’effetto è esponenziale se si considerano anche i passaggi degli spot sui social.

Il primo campione influencer è stato David Beckham che negli anni ’90 è stato il primo calciatore a ottenere dal Manchester United un riconoscimento per i diritti di immagine (20mila sterline a settimana). Ha stretto accordi con marchi importanti e per vari prodotti fino a creare un brand tutto suo.

Anche Cristiano Ronaldo è “un marchio che viaggia da solo”, a prescindere dal club in cui milita. I suoi post sui social fruttano centinaia di migliaia di euro (975mila, per la precisione). Più di quanto guadagnino Messi, Neymar, Federer, LeBron James e Usain Bolt­.

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