L’episodio del fallo di mani in Lecce-Roma viene confinato dalle nuove norme in uno spazio grigio di difficile comprensione
Nella rubrica “La giornata al Var”, Alessandro Catapano, sulla Gazzetta dello Sport dà una valutazione negativa all’arbitro Abisso sul fallo di mano in Lecce-Roma. La conclusione a cui giunge è che le nuove regole sono cervellotiche e lasciano ancora più spazio di prima all’interpretazione soggettiva dei direttori di gara.
Secondo lui sarebbe stato opportuno concedere rigore.
All’8′ il portiere del Lecce, Gabriel, non riesce a trattenere un pallone lanciato dalla trequarti. La
sfera rimbalza a terra e colpisce il braccio destro di Lucioni. Braccio che è molto largo, all’altezza delle spalle. Lucioni allarga il braccio proprio quando arriva il tocco della sfera, come per un riflesso incondizionato, compiendo un movimento innaturale.
L’interpretazione di Abisso, che non ha assegnato il rigore, scrive Catapano, è stata condizionata da tre aspetti. Innanzitutto la distanza ravvicinata, poi il braccio all’altezza delle spalle e non sopra, e, soprattutto la dinamica dell’episodio: Lucioni non si oppone ad un tiro avversario, ma al tentativo di giocata del suo portiere.
Queste circostanze, a seguire le recenti direttive di Ifab e Aia,
“confinerebbero il «mani» del difensore leccese in una zona grigia, dove la Var non deve intervenire. Insomma, quasi uno spazio di libera interpretazione per l’arbitro. E di difficile comprensione per tutti gli altri, però”.