Si va verso l’abbandono del principio della responsabilità oggettiva ma le società dovranno dimostrare di voler collaborare, con misure di prevenzione, sensibilizzazione e formazione
Per combattere il razzismo le società di calcio possono collaborare con le forze dell’ordine per individuare i soggetti pericolosi. Il Corriere dello Sport riporta il parere del vicequestore della polizia postale Ivano Gabrielli, comandante del Centro Nazionale Anticrimine Informatico:
“E’ auspicabile che lo facciano anche sul web perché ciò che avviene in rete è penalmente rilevante quanto ciò che accade nella vita reale e lascia sempre tracce”.
Quasi tutti i club più strutturati hanno avviato un monitoraggio online. Il caso della Roma e di Juan Jesus è un chiaro esempio di collaborazione tra una società e le forze dell’ordine.
Spiega Gabrielli:
“Arrivano tante segnalazioni. Tramite software che lavorano sui motori di ricerca riusciamo a setacciare la rete, combattendo cyber bullismo, terrorismo, pedofilia, truffe e odio razziale. Quando intercettiamo un utente lo segnaliamo all’autorità giudiziaria. Alle società chiediamo anche un aiuto per ricostruire l’identità del soggetto”.
Verso l’abbandono della responsabilità oggettiva
Il principio della responsabilità oggettiva, secondo cui la società paga per le colpe dei suoi tifosi, andrà progressivamente abbandonato ma le società dovranno dimostrare di voler collaborare realmente, adottando misure di prevenzione e promuovendo una sensibilizzazione dello staff, della squadra e della tifoseria.
La formazione
Scrive il quotidiano sportivo:
“La formazione diventerà uno strumento utile per abbattere i costi della sicurezza negli stadi: nel 2017-18 gli italiani hanno pagato oltre 20 milioni di euro per l’impiego di forze dell’ordine durante le partite e un tifoso educato non avrebbe bisogno di un esercito composto da 85.388 carabinieri, poliziotti e finanzieri”.
In Inghilterra, del resto, i club già partecipano alla spesa, come in Germania, dove le società di calcio possono emanare Daspo sostituendosi al ruolo che ha il questore in Italia.
Videosorveglianza e intercettazione
Per legge, ogni stadio con capienza superiore ai 10mila posti deve essere dotato di videosorveglianza sia all’interno che all’esterno dello stadio. Servirebbero però più telecamere per il riconoscimento facciale. Negli stadi non ci sono sistemi di intercettazione ambientale che, secondo la legge, possono essere utilizzati solo dopo la richiesta del Pm e l’autorizzazione di un giudice.
In ogni club, inoltre, c’è un Supporter Liaison Officer che ha il compito di intrattenere le relazioni con il pubblico.
Emissione e distribuzione dei biglietti
Un altro pilastro della sicurezza è il sistema di emissione e distribuzione dei biglietti: da anni i tagliandi sono nominativi e allo stadio si entra solo esibendo un documento di identitò.
Il club, come è accaduto per la Roma nel caso Juan Jesus, può anche ricorrere alla clausola di gradimento:
“L’evento è pubblico, ma ne risponde un privato che può decidere di mettere alla porta gli ospiti indesiderati”