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Casarin: tempi di recupero troppo lunghi a causa del Var. L’arbitro deve decidere più in fretta

Sul Corriere della Sera l’ex arbitro analizza gli errori della terza giornata corretti grazie alla tecnologia

Sul Corriere della Sera l’ex arbitro Paolo Casarin scrive della Var. In sostanza il tema sono i ritardi, i tempi di recupero che si allungano oltre misura per dare agli arbitri la possibilità di correggere i propri errori consultando la Var.

I recuperi, scrive, “sono il prezzo per la regolarità del risultato”. Con la tecnologia “la gara finisce quando le incertezze sul fuorigioco e gli errori arbitrali vengono risolti con la Var”.

Sempre che, chiarisce, la Var funzioni. Nel caso di ieri, ad esempio, nella partita del Genoa, la tecnologia non funzionava. Fabbri, probabilmente, se avesse avuto a disposizione la Var, non avrebbe concesso il rigore al Genoa.

In Parma-Cagliari, è stato Doveri, addetto al Var a far annullare il gol in fuorigioco di Bruno Alvese anche il rigore concesso al Parma. Idem in Roma-Sassuolo: l’arbitro Chiffi ha concesso un rigore inesistente alla Roma. E’ stato il Var Giacomelli a segnalarlo come errore.

In tutti questi casi, scrive Casarin, l’arbitro è tornato sulle sue decisioni grazie alla tecnologia ma a che prezzo? I tempi di recupero sono arrivati, in diversi campi, a 10 minuti, un tempo troppo lungo.

“Anche la procedura del fuorigioco pretende sempre alcuni minuti per emettere la sentenza: in Spal-Lazio stabilita la posizione corretta di Parolo è stato possibile concedere un giusto rigore: 7’ di attesa per questo e 14 in totale”.

Calvarese ha diretto bene, scrive Casarin. Invece in Verona Milan si sono registrate tutte decisioni opinabili da parte di Manganiello. Tranne il rigore assegnato al Milan, ma sempre con l’aiuto del Var.

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