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Milano è troppo cara. Gli aspiranti insegnanti del Sud rifiutano il posto fisso al Nord

Lo scrive Repubblica Milano. Lo stipendio di 1400 euro circa non basta per viverci: meglio aspettare un contratto nella propria regione. E intanto centinaia di cattedre restano vuote

Milano è troppo cara. Gli aspiranti insegnanti del Sud rifiutano il posto fisso al Nord

Gli insegnanti del Sud si rifiutano di trasferirsi al Nord. Lo scrive l’edizione milanese di Repubblica. “Milano è troppo cara”, dicono. Lo stipendio di 1400 euro circa non basta per viverci. Il gioco del posto fisso al Nord non vale la candela. Meglio aspettare un contratto nella propria regione.

Centinaia di cattedre vuote

La questione crea ripercussioni gravi nelle scuole di tutta la provincia del capoluogo lombardo. Centinaia di cattedre, quest’anno, rimarranno vuote. Per la precisione, quest’anno non sarà possibile immettere in ruolo, per mancanza di aspiranti, più di 300 docenti di italiano. E quasi 280 insegnanti di matematica della scuola media. E, tra gli insegnanti di sostegno, 450 della primaria e 750 alla media.

La difficoltà nel reperire insegnanti da assumere in pianta stabile non è cosa nuova, scrive il quotidiano.

“Ma appare surreale in un paese dove la disoccupazione è tra i livelli più alti d’Europa e, in fondo, insegnare garantisce uno stipendio fisso per 12 mesi l’anno o nove se entra nel ruolo di supplente”.

Il problema nasce dal fatto che la maggior parte dei posti disponibili per le immissioni in ruolo si trova nelle scuole del Centro-Nord. Mentre la maggior parte degli aspiranti insegnanti proviene dalle regioni del Mezzogiorno.

Impossibile far quadrare i conti

I docenti che si trasferiscono in Lombardia dovrebbero voler restare, ma non accade, perché è difficile far quadrare i conti.

“Qualche coraggioso proveniente dal profondo Sud che ha fatto armi e bagagli per insegnare in Lombardia si è arrangiato presso amici. Oppure ha affittato una camera per 400-500 euro al mese. E lo stipendio svanisce nelle prime settimane”.

Questo perché, come dettagliato dall’Istat,

“per una famiglia composta da due adulti e un figlio adolescente, in una città metropolitana del Nord, la soglia di povertà assoluta è posizionata sui 1.456 euro al mese. Se i figli sono due questa stessa soglia si innalza a 1.716 euro al mese. E vivere con la paga da docente a Milano si trasforma in un’impresa da equilibrista. Al Sud per non essere piazzati tra i poveri occorrono in media 400 euro al mese in meno (da 1.139 a 1.064 euro mensili, in base alla dimensione della città in cui si risiede). E con lo stipendio di un insegnante appena immesso in ruolo, anche se a stento, si riesce a campare”.

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