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Libero: bisogna riportare gli arbitri a pensare al gioco

Il Var ha spinto verso una ricerca dell’oggettività che è irraggiungibile. Occorre creare regole che delimitino l’interpretazione, senza eliminarla

Su Libero Claudio Savelli parla del caos scaturito dalle nuove regole del calcio. In particolare della disuguaglianza di giudizi dei direttori di gara, che concedono rigori a fasi alterne, pur trovandosi di fronte ad episodi analoghi.

Il regolamento dice che il tocco di braccio di Samir durante Udinese-Milan sarebbe rigore, anche se a noi può sembrare eccessivamente severo e possiamo ritenere non meriti la condanna. Idem per il tocco di Zielinski di sabato sera e per quello di Cerri. Con le nuove regole sono tutti episodi da calcio di rigore.

Ma su Zielinski e Cerri sono stati concessi i penalty, mentre su Samir no, nemmeno con la revisione al Var.

“Ecco il cortocircuito: le nuove norme servivano a ridurre lo spazio per l’interpretazione, in particolare sui falli di mano che sembrava potessero essere oggettivi, invece gli arbitri continuano a interpretare questi episodi. Giustamente, perché è il loro lavoro, non fosse che ora vanno in contrasto con le norme”.

Il regolamento, scrive Savelli, “è sbagliato alla radice”.

“Non è possibile catalogare in maniera scientifica i tocchi di mano in area, né obbligare i difensori a tagliarsi le braccia. Deve essere la sensibilità dell’arbitro a decidere se sono fallosi o meno”.

Il fuorigioco, invece, è diverso, perché si può ricostruire l’azione tridimensionalmente. Anche quando è di pochi centimetri, come quello fischiato a Donnarumma, è oggettivo.

“E forse è qui che nasce l’incomprensione: il Var, che rimane sacrosanto, ha spinto tutto il movimento verso una ricerca dell’oggettività che non è raggiungibile. È meglio rendersene conto, utilizzandolo senza abusarne, e soprattutto creando regole che disegnano un perimetro all’interpretazione, non che cercano di eliminarla. Bisogna riportare gli arbitri a pensare al gioco”.

 

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