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La svolta anti apartheid della nazionale di rugby sudafricana: 8 giocatori neri su 15

Un sorpasso sui bianchi che non si era mai verificato prima. Altri tre neri siedono in panchina. Praticamente il 48% della squadra. Il Giornale: Mandela ce l’ha fatta

La svolta anti apartheid della nazionale di rugby sudafricana: 8 giocatori neri su 15

Su Il Giornale la storia della nazionale di rugby sudafricana. La storia di una svolta anti apartheid iniziata decine di anni fa con Nelson Mandela.

Il rugby è uno sport considerato storicamente di appannaggio dei bianchi ma in Sud Africa si assiste ad una piccola rivoluzione.

Gli Springboks rischiano di vincere il Quattro Nazioni registrando un record: quello di scendere in campo con 8 giocatori di colore su 15. Un sorpasso sui bianchi che non c’era mai stato prima.

Altri tre neri siedono in panchina. In distinta il conto sale a 11 su 23.

Praticamente il 48% della squadra. A un passo dall’obiettivo messo nero su bianco, anni fa, nell’accordo firmato tra governo sudafricano e South African Rugby Union. Quell’accordo prevedeva che dei 31 giocatori che andranno al Mondiale in Giappone (che inizia a settembre) il 50% dovrà essere di colore.

Sono passati 24 anni da quando Mandela consegnò la coppa alla squadra, che vantava solo un nero, l’ala Chester Williams. Nel 2007 arrivò il successo iridato, con due neri all’attivo: Pietersen e Haban.

Poi il processo di integrazione ha subito una svolta decisiva: nel 2018 il flanker Siya Kolisi è diventato il primo capitano nero nella storia della Nazionale.

La federazione sudafricana fa dell’integrazione uno dei suoi punti fermi. A giugno ha chiesto a tutte le formazioni provinciali del Paese di aumentare la percentuale di giocatori di colore al 60%.

Non c’è solo un significato ideologico, alle spalle, ma anche la possibilità offerta alle squadre di attingere a un bacino molto più vasto e di riscattarsi dalle delusioni degli ultimi anni.

 

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