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Magia Gazzetta: il circo è diventata giostra, la Juventus ora è Sarriland

La rivoluzione mediatica del tecnico toscano col passaggio alla Juventus. Addio elogi del pragmatismo, è un inno al divertimento (e qualche timido interrogativo)

Magia Gazzetta: il circo è diventata giostra, la Juventus ora è Sarriland

Il trattamento mediatico è cambiato

Lo abbiamo già scritto. Lo rifaremo ancora. Il trattamento mediatico Sarri è cambiato dall’oggi al domani. La copertina di oggi della Gazzetta dà l’esatta dimensione della rivoluzione copernicana. La Juventus giocherà alle 13.30 la prima amichevole della stagione, contro il Tottenham.

Il quotidiano sbatte in prima pagina “Benvenuti a Sarriland”. E all’interno doppia pagina: “Parte la giostra”. Nessuna ombra sul calcio troppo estetico del tecnico toscano, anzi. Pragmatismo? Davvero c’è stato un tempo in cui alla Juventus, e di conseguenze sui giornali, si è esaltato il pragmatismo?

La nuova linea (con qualche domanda)

Sebastiano Vernazza, da sempre fustigatore di Sarri, ha cambiato linea (anche se gli interrogativi restano, non li nasconde). E scrive: “Il gioco di Sarri è noto, sappiamo quel che ci aspetta: aggressività, possesso rapido mai melenso, distanze minime tra i reparti, compattezza, incastri di triangolazioni”. Poi aggiunge: “la pratica però è altra cosa, passa per sentieri accidentati”.

Vernazza ha ricordato l’editto di Sarri: mai più difesa a tre.

L’annuncio fa rumore perché la Juve ha raccolto tanti scudetti grazie alla BBC, il trio difensivo formato da Barzagli, Bonucci e Chiellini. Sarri è stato chiamato per rivoltare la Juve, non c’è crescita senza cambiamento, però non esiste neppure la rivoluzione indolore, qualcuno resterà indietro o di lato e prenderà altre strade.

L’Everest della sua vita

E ancora: “L’allenatore ha davanti l’Everest della sua vita. Cambiare la Juve, inciderla nel profondo, nella sua essenza di squadra«obbligata» a vincere per storia e costituzione. Far sì che la vittoria arrivi lo stesso, però con leggerezza e divertimento, e non soltanto con la mistica della sofferenza, della ferocia, della tenacia senza fine, anzi fino alla fine. Vincere la Champions. Lo scudetto da solo, il nono di fila, appagherebbe l’ego di Sarri, non la vanità della Signora, che non alza la Coppa più importante dal 1996, un’eternità”.

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