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Le 10 cose da ricordare di Napoli-Feralpi

I gol di Verdi in uscita. La profezia di Ancelotti. Il remake di Maksimovic. I 17 anni del portiere polacco Idasiak. Quello che non dimenticheremo

Le 10 cose da ricordare di Napoli-Feralpi

Le 10 cose da ricordare della partita de Napoli contro il Feralpi Salò.

Uno. La doppietta di Simone Verdi. È bastato fargli sapere che era in partenza per svegliarlo. È un esperimento da ripetere con tutti gli attaccanti. Il bonifico dal conto corrente di Urbano Cairo ha subito un ritocco.

Due. Maksimovic scatenato. Alla sua seconda partita esibisce un secondo liscio. Gliene mancano ancora due per eguagliare il record di Prunier che resiste dal 1998.

Tre. Lo strano silenzio del procuratore di Mario Rui: dopo due cross riusciti di sinistro non ha ancora parlato del rinnovo del contratto per il portoghese.

Quattro. Scoperte doti profetiche in Carlo Ancelotti. “Ora segna Manolas” ha detto poco prima del gol del greco che ha aperto la partita contro il Feralpi Salò. Grosse speranze si sono accese a questo punto al ricordo della frase: “Bisogna provare ad alzare l’asticella”.

Cinque. La costruzione a tre dal basso. Già intravista in alcune occasioni nella stagione scorsa. Atteggiamento strategico che dovrebbe caratterizzare il prossimo Napoli. In sostanza, in fase di proposta di gioco, vedremo un 3-2-4-1. (Qui lo spirito di un match analyst con certificato di nascita a Coverciano si è impadronito del vostro umile cazzaro).

Sei. La bestialità di Tonelli. Intesa come impermeabilità a ogni fattore esterno. Ha segnato da titolare, da riserva, da precario, da separato in casa, da calciatore che non rientra nei piani. Serietà assoluta. Gli manca solo un autogol quando avrà una nuova squadra (si scherza). Un altro prezzo che sale. Giuntoli deve aver ordinato ad Ancelotti di mandare in gol solo gli uomini da vendere.

Sette. La seconda buona partita consecutiva di Gianluca Gaetano. È presto per candidarlo al Pallone d’oro ma crescono le possibilità che in questa rosa ci possa stare. Oppure sarebbe meglio a maggior ragione dargli più spazio altrove? Citofonare a un esperto. Io non lo so.

Otto. L’ottimismo di Zielinski. “Mi trovo bene da regista”. L’impressione è che stia nascendo un centrocampo totale, all’olandese direi se sapessi bene cosa significa. Dove tutti devono saper fare bene tutto. Elmas, se arriva, risponde a quel criterio.

Nove. Il divertimento di Insigne. Due assist a Verdi, la solita giostra del tiro a giro. Tutino mandato in porta. La risposta ad Ancelotti, quando il mister dalla panchina ha chiesto a lui e Mertens se volessero uscire. “No, vogliamo restare in campo 90 minuti”. Va a finire che domani qualcuno titola: “Schiaffo a Carletto, Insigne si ribella: Non esco”.

Dieci. Gli ultimi 20 minuti di Idasiak. Un diciassettenne in porta. Va bene che è un’amichevole. Va bene che eravamo 5-0. Ma un diciassettenne in porta nel Napoli non si vedeva forse da Vittorio Alfieri, nato a Cava, esordiente il 24 settembre del 1933 sul campo dell’Ambrosiana Inter. Prese due gol da Meazza ma impressionò. Il Littoriale scrisse: “Il portierino minorenne che il Napoli ha saputo pescare non troppo lontano dal Vesuvio, che doveva essere riserva della riserva, e che invece per poco che duri e si affini, potrà aspirare nientemeno che a sostituire Cavanna”. Anche il Corriere della sera scrisse di lui: “Si tratta di un giovanissimo elemento, giocatore sorto da quel vivaio provinciale che sta portando tanti preziosi innesti nel calcio italiano. È difficile contare quante volte egli abbia dovuto intervenire per salvare la sua rete, forse una trentina, ma, se non tutte le volte con perfetto stile, sempre con uno scatto felino, una prontezza e un coraggio ammirevoli. A lui spesso è andato l’applauso della folla, che ha riconosciuto il merito e la bravura di questo giovanissimo, che è stato subito battezzato con un appropriato nome di battaglia: la pulce”. Giocò 4 partite e passò alla Bagnolese. Auguri Idasiak.

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