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Carotenuto: “Perché il calcio ha paura di Wanda Nara”

Sul CorSport ricorda tutti gli insulti dei procuratori (maschi), sempre senza conseguenze. La sua frase in tv, invece, ha scatenato l’inferno

Carotenuto: “Perché il calcio ha paura di Wanda Nara”

Sul Corriere dello Sport

Il Corriere dello Sport tiene alto il dibattito su Wanda Nara. Lo fa con un articolo di Angelo Carotenuto intitolato: “Il calcio ha paura di Wanda non di Icardi”.

Carotenuto fa decine di esempi di procuratori uomini che hanno detto decisamente di peggio rispetto a Wanda Nara.

Comincia così:

Ci sono cose che Davide Torchia può permettersi e Wanda Nara no. Pure Torchia è alto e biondo, ma soprattutto è uomo. Se in pubblico dice peste e corna dell’allenatore del suo assistito, le conseguenze del disamore non sono percepibili. Se a una radio sceglie di dirsi stupito perché a Rugani è stato preferito Cáceres (7 gennaio 2016), Rugani non finisce fuori rosa e nulla capita a lui. Per inciso la frase precisa fu: «Tutto il mondo calcistico si aspettava Daniele in campo». Era Juve-Verona. Tutto il mondo, disse.

Ne ricorda altri di esempi:

Nel maggio 2015 Jonathan Barnett si prese le colonne del Telegraph per mandare a dire a quelli del Real Madrid – vigliacchi – che non passavano abbastanza la palla a Gareth Bale. Il suo Bale. Ma Bale è ancora là. Jorge Mendes si è spinto a definire ridicolo il Pallone d’oro dato a Modric e non a Ronaldo. Il Real Madrid non lo ha messo al rogo, CR7 non lo ha cacciato di casa. Giovanni Branchini nello scorso novembre si inalberò e chiese perché Donnarumma dovesse essere titolare in Nazionale, quando il suo Sirigu stava giocando meglio. Poneva una questione. Polemizzava. Nel senso greco e nobile del termine. Ovviamente Sirigu è ancora in Nazionale. Raiola ha dato del cane codardo a Guardiola, del pezzo di merda a Klopp, del rozzo a Sacchi, del rimbambito a Scholes, ha detto che la Nazionale giocava da schifo. Nessuno gli farà la guerra, indovinate perché.

Una frase in tv

Per Wanda è bastata una frase in tv («Se mi date da scegliere tra il rinnovo e l’arrivo di uno che gli mette cinque palloni buoni, forse preferisco che Mauro abbia un aiuto in più») per scatenare un putiferio (Costacurta disse che l’avrebbe cacciata di casa) e soprattutto per lanciare una fatwa – da parte del calcio italiano – contro il suo assistito (nonché marito) Icardi.

Carotenuto ricorda che “il calcio è quel mondo in cui il soprannome più frequente per un allenatore rimane: sergente di ferro. Herrera, Bersellini, Radice, Capello, Novellino, Cúper, Mourinho”.

E conclude:

Wanda tra i sergenti, ve la immaginate? Se almeno fosse meno appariscente e più comune, avrebbe le donne dalla sua parte. Ha fatto la baby sitter, la commessa, l’animatrice alle feste per bambini. «So cosa vuol dire guadagnare 10 pesos all’ora». Sarebbe la bandiera perfetta per un esercito femminista. All’ultimo esame professionale per agenti, erano 63 le donne candidate su 815. Ma Wanda è fuori dallo spirito del tempo delle rivendicazioni di genere. Non chiede quote rosa. La quota è tutta lei. Non invoca pari opportunità. È andata a prendersele. Wanda sa che un mondo si scala, non si implorano attenzioni. Gli spazi mediatici si occupano, non si pietiscono. Wanda eccede. E poi è donna. Troppe cose. Non glielo perdoneremo.

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