ilNapolista

Totti: «Non è stata colpa mia decidere di lasciare la Roma, mi tenevano fuori da tutto»

Nella conferenza stampa che segna il suo addio definitivo alla Roma «L’unico allenatore che ho contattato io è stato Conte»

Totti: «Non è stata colpa mia decidere di lasciare la Roma, mi tenevano fuori da tutto»

La conferenza stampa di addio alla Roma di Francesco Totti.

«Alle 12.42 del 17 giugno ho mandato una mail alla Roma dove dicevo delle parole per me inimmaginabili. Ho dato le mie dimissioni alla As Roma

È arrivato questo fatidico giorno che per me è molto pesante, però viste le condizioni penso che sia stato doveroso e giusto prendere questa decisione, anche perché non ho avuto mai la possibilità operativa di poter lavorare sull’area tecnica con la Roma.

Ci ho pensato tanti mesi, ma credo che sia la più coerente perché davanti a tutti ci deve essere la Roma che è una squadra da amare. Oggi non ci devono essere le fazioni pro Totti, pro Baldini o pro Pallotta, ma solo l’amore per questi colori. È normale che i presidenti, gli allenatori e i giocatori passano, ma le bandiere non passano. Questo mi ha fatto pensare tanto, non è stata colpa mia prendere questa decisone»

Hai mai pensato “chi me l’ha fatto fare”?

«No, perché come ho sempre detto la Roma è la mia prima casa, perché ho passato più tempo a Trigoria che a casa. Ho sempre voluto portare ad alti livelli questa società e questi colori»

Di chi è stata la colpa?

«Non è stata colpa mia perché non ho mai avuto la possibilità di esprimermi, non mi hanno mai coinvolto in un progetto tecnico. Il primo anno ho detto che ci stava, il secondo già avevano capito quello che volevo fare e non ci siamo mai trovati e aiutati. Conoscevano la mia voglia di poter dare a questa società, ma non hanno mai voluto. Mi tenevano fuori da tutto»

Cosa senti di dire alle persone che sono rimaste traumatizzate dal tuo addio?

«Al popolo di Roma devo dire solo grazie per come mi hanno sempre trattato. C’è stato sempre un reciproco rispetto sia in campo che fuori, gli dico solo di continuare a tifare per questa squadra. Non è un addio, Totti non può stare lontano dalla Roma»

Cosa farai adesso?

«Ci sono tante cose che posso fare, sto valutando serenamente e poi prenderò quella che mi fa stare meglio»

C’è qualcuno più colpevole di altri?

«No, c’era un percorso e non è stato rispettato»

Ti avevano fatto promesse?

«Avevo un contratto di 6 anni, sono entrato in punta di piedi perché era una novità, poi ho capito che sono due cose diverse stare in campo e il dirigente. Sono state fatte tante promesse ma non sono state mantenute»

C’è una “detottizzazione” alla Roma?

«È stato sempre un pensiero fisso di alcune persone di levare i romani dalla Roma, e alla fine sono riusciti ad ottenere quello che volevano. Da quando sono entrati gli americani hanno cercato in tutti i modi di metterci da parte»

I rapporti con Baldini?

«Il rapporto con Baldini non c’è mai stato e  mai ci sarà, se ho preso questa decisione è normale che ci siano dei problemi interni alla società. Uno dei due doveva uscire e mi sono fatto da parte io, perché troppi galli a cantare non servono in una società»

Che futuro vedi per la Roma calcistica?

«Sappiamo i problemi reali della società in questo momento soprattuto per il flair paly finanziario, perciò hanno deciso di vendere i giocatori più forti e più costosi. Bisogna essere trasparenti con i tifosi»

La Roma ti ha dato la possibilità di crescere come dirigente?

«Se ho preso questa decisione vuol dire che non ho potuto fare niente, non o fatto niente. Non voglio fare il fenomeno, ma penso di avere l’occhio per capire un po’ di altri i calciatori»

C’è una goccia che ha fatto traboccare il vaso?

«Il vaso si era riempito, non mi hanno mai cercato se non quando erano in emergenza. In 2 anni ho fatto 10 riunioni, mi volevano accantonare da tutto»

Cosa serve per riportarti alla Roma?

«Sicuramente un’altra proprietà. Se un’altra proprietà può credere nelle mie potenzialità io per la Roma sono sempre a disposizione. Oggi potevo anche morire più che staccarmi dalla Roma, ma per il bene della società lo sto facendo»

Cosa è mancato con la società attuale?

«Non ho mai parlato di soldi e chiesto niente, ho chiesto di fare il direttore tecnico perché penso di avere le competenze. Ho chiesto di decidere come decidono tutti gli altri, ma poi ogni volta che si prende una decisione senza di me. Non sono andato a Londra, perché mi hanno avvertito due giorni prima, quando l’allenatore era già stato fatto, che andavo a fare? Tutto quello che avete scritto,che avessi chiamato tanti allenatori e mi avevano detto no, è fantascienza. L’unico allenatore che ho sentito è Antonio Conte. Mai sentito tutti gli altri che avete nominato»

Pallotta dice che tu hai dato un grosso supporto nella scelta dell’allenatore.

«L’unico che io ho contattato e portato a Roma insieme a Fienga è stato Claudio Ranieri e oggi lo ringrazio perché sarebbe venuto anche gratis per la Roma. Ha fatto il massimo di quello che poteva fare, appena l’ho chiamato mi ha detto domani sono a Trigoria”. E voglio ringraziare anche Fienga che è stato l’unico che mi ha detto se io dovessi comandare sei il primo direttore tecnico che lavorerà con me»

Non potevi restare con Fienga?

Sarei rimasto se ci fossero state le condizioni, ma siccome hanno scelto tutto loro e se avessi fatto il direttore tecnico e andava tutto male che facevo, andavo in conferenza è dicevo “non è colpa mia perché non ho scelto io”?

Sarei rimasto anche se mi avessero chiamato prima di scegliere l’allenatore e ne avessimo discusso insieme e mi avessero fatto capire che avevano fiducia in me, sarei rimasto con qualsiasi nome».

Anche nell’addio di De Rossi non c’entri?

«Dall’inizio avevo detto  se pensate che è l’ultimo anno di Daniele diteglielo subito perché Daniele è il capitano della Roma e va rispettato e mi dicevano ora vediamo. Io da amico gli avevo già detto che secondo me era il suo ultimo anno, per fargli aprire gli occhi»

Perché Sarri non è venuto alla Roma?

«Non so quali fossero i suoi obiettivi o le sue valutazioni, so solo che era un pallino. È normale che faceva comodo se fosse venuto. La cosa importante ora è che Fonseca deve trovare la strada aperta a Roma per fare bene, da quello che ho visto è un grande allenatore e spero che possa fare bene anche qui»

Andrai alla stadio l’anno prossimo?

«Ad alcune partite sì, io sono tifoso della Roma e rimarrò sempre tifoso della Roma, può essere anche che vado in Curva Sud. Anzi prendo Daniele e insieme andiamo nella Sud a vedere la partita»

Dal punto di vista economico la proprietà americana avrebbe potuto fare di più per la Roma?

«È un dato di fato, purtroppo ci sono dei problemi finanziari che vanno rispettati»

Cos’é una Roma senza Totti?

«Se io fossi il presidente della Roma e ho due bandiere come Totti e De Rossi gli darei in mano tutto perché c’è la romanità e te la possono spiegare. Lui si è contornato di persone sbagliate e tutt’ora lo fa. Ascolta solo alcune persone, tutti sbagliano ma se sbaglio per otto anni mi farò una domanda?»

Qualcuno ti ha pugnalato dentro Trigoria?

«Sì, ma non farò mai i nomi. Ci sono persone che fanno il male della Roma, il problema è che Pallotta queste cose non le sa stando lontano e si fida sempre delle stesse persone. Io lTrogiria a conosco come le mie tasche e conosco i problemi, le risorse, ci parla male e chi parla bene»

Che ruolo ha avuto Mauro Baldissoni?

«È stato un dirigente della Roma, ha cercato di direzionarmi, non so dove, ma ha cercato di direzionarmi»

Sulle mail che sono uscite sulla stampa?

«Ci sta, non è che si può nascondere, ma io mi fido al 100% di Daniele De Rossi, metto la mano sul fuoco che non abbia pensato quelle cose»

Perché non sei riuscito a creare un rapporto diretto con Pallotta?

«Ultimamente ha cercato in tutti i modi di trattenermi, sempre per interposta persona. In due anni non mai sentito nessuno, mai un messaggio, mai una telefonata né da Baldini, né da Pallotta. Tu cosa penseresti, che sei benvoluto? Se io fossi stato presidente e uno avesse sbagliato, avrei alzato il telefono e gli avrei parlato»

Sono 7 anni che si parla dello stadio, Pallotta è qui per lo stadio o per la Roma?

«Dovresti chiederlo a lui, non posso rispondere»

Francesco Totti solo la Roma?

«Valuterò offerte da altre squadre italiane, prendo tutto in considerazione ma sempre nel rispetto dei tifosi della Roma»

C’è una cosa per cui si sente di dire grazie a Pallotta?

«Perché mi ha fatto rimanere alla Roma e mi ha dato la possibilità di conoscere un’altra realtà. Conoscevo solo da un punto di vista. Non sputo mai nel piatto in cui ho mangiato. E’ il presidente della Roma e spero porti la Roma più in alto possibile. Adesso deve essere bravo a riconquistare la fiducia della gente. Spero che chi gli sta vicino gli possa dare un’indicazione giusta».

Se Trigoria, come ci hai raccontato, è una polveriera, perché Pallotta non viene a Roma da tanto tempo?

«Non lo so perché. Ci ho parlato solo una volta, alla presenza di mia moglie e Baldini, da vicino. Poi più niente»

Oggi è 17 giugno, 30 anni fa vincevi lo scudetto. La scelta della data è casuale?

«Purtroppo sì. Non avrei mai pensato, dopo 30 anni di Roma di stare qui davanti a salutare»

Che effetto pensi che avranno queste tue parole sui dirigenti e Pallotta? Sarà un’occasione per fare autocritica? 

«Spero un effetto positivo. Da qua deve partire il progetto Roma. Lui deve capire veramente i problemi che ci sono dentro Trigoria. Speravo di poterglieli dire e di confortarmi con lui ma non ne ho mai avuto la possibilità».

Hai sentito Alessandro Florenzi e Pellegrini, che rappresentano la continuazione del percorso tuo e di Daniele De Rossi in giallorosso?  

«Florenzi non l’ho sentito. Ho sentito Lorenzo. Non ci credeva, ma ci crederà. A lui ho promesso tante cose e spero che possano avversarsi. E’ un ragazzo speciale, forte, sia in campo che fuori, è una persona pulita che può far bene alla Roma e che può fare tanto a questa società e a questa maglia, che onorerà fino alla fine. E’ un tifoso della Roma e qualche romano dentro la Roma serve sempre. Vedere a fine partita alcuni giocatori che quando perdono ridono… ti girano le palle. Oppure qualche dirigente che è contento se la Roma perde. La Roma deve essere la Roma, al primo posto davanti a tutto. E se hai queste persone dentro Trigoria non vai da nessuna parte. Se sei unito non deragli, vai dritto fino all’obiettivo, se qualcuno esce dal binario sei finito».

Ti piacerebbe lavorare con Mancini in nazionale?

«Mancini è l’allenatore della Nazionale e spero che possa fare bene. Ha una grande Nazionale. Deve essere bravo a portarla sul tetto d’Europa. Io che faccio l’ambasciatore cercherò di portargli fortuna»

Secondo te si sono resi conto di ciò che stanno levando alla città? Perché vogliono levare il cuore a una città e a una squadra?

«Per me non si rendono conto, perché non vivono la quotidianità, i tifosi, le radio, le tv. Non sanno niente di Roma. Stando sul posto è totalmente diverso. A loro che stanno in un’altra parte del mondo arriva l’1% di quello che realmente succede. E’ quello che volevano, in fin dei conti non cambia niente. Ormai il tempo è passato»

La sensazione è che tu stia parlando sapendo già che tornerai…

«Faccio la conferenza perché ci sono stati dei problemi tra me e alcuni dirigenti della Roma, Pallotta o chi per esso che mi hanno portato a prendere questa decisione. Se dovessi avere la possibilità di entrare, non ora, però, con un’altra proprietà, sarò un dirigente a 360 gradi. E’ quello che ho sempre chiesto. Se avessero fatto quello che avevo chiesto non mi sarei mai dimesso»

Hai detto che ora sei un uomo libero e potrai valutare altre offerte. Ma dove vai?

«La fede è quella e non si cambia. Però ho la possibilità di valutare tutto. La fede però viene prima di tutto. Rispetto al cento per cento verso la tifoseria e il popolo, che rimarrà sempre mio. Nessuno me lo ha mai tolto e nessuno me lo toglierà»

C’è una scelta tecnica che avresti sconsigliato negli ultimi 2 anni?  

«Tornavo dalle vacanze il primo anno che ho smesso e mi hanno chiesto il mio parere di un giocatore. Ho detto che in quel momento non andava bene per la Roma, perché il mister Di Francesco giocava con il 4-3-3 e lui aveva un altro ruolo, non giocava da tanto, aveva avuto tremila infortuni. Penso si debba prendere altro, dissi. E alcuni dirigenti mi hanno detto che andavo sempre contro. Ma io ho solo risposto a una domanda. Avrei fatto un’altra scelta e sicuramente ci avrei azzeccato. Sì, uno dell’Ajax»

Che rapporto hai con Monchi? Che rapporto hai avuto?

«Monchi non l’ho più sentito»

In merito alla vicenda Naingollan, che posizione hai preso?

«Forti perché la maggior parte dei dirigenti non volevano dare una punizione forte, ma nelle altre società forti e nella più forte non succedono queste cose. Quando uno sbaglia deve pagare perché sennò gli altri si accodano. Dentro lo spogliatoio ci deve essere rispetto reciproco sennò non si va da nessuna parte»

Dopo la vittoria con il Barcellona e la cavalcata in Champions sembrava fosse l’inizio di nuova storia. Anche a Trigoria la sensazione era questa oppure si sapeva dei sacrifici economici da fare?

«Dopo una semifinale di Champions pensi che l’anno successivo dovresti andare in finale ma vendendo giocatori… Non lo dico per difendere Di Francesco. Non l’ho portato io, lo ha scelto Monchi. Ma Di Francesco ha chiesto 4-5 giocatori e non glieli hanno mai presi».

Se domani ti chiamasse un giocatore e ti chiedesse se deve andare o meno alla Roma, tu che gli diresti?

«La verità. Quello che c’è in questo momento. Se vieni è una scelta tua, io ti dico quali sono i problemi e le cose positive, poi la scelta la fai tu»

Quali sono le cose belle?

«La città, Roma, il mare, la montagna, il sole. E i tifosi, più belli di tutti»

 

 

ilnapolista © riproduzione riservata