Sul Corriere dello Sport il giornalista spiega a Sarri che se sarà Juve non potrà affrontare la freddezza dei tifosi bianconeri senza la sua tuta
Giancarlo Dotto sul Corriere dello Sport commenta le parole di Maurizio Sarri, nell’intervista rilasciata a Vanity Fair circa la tuta. La sua tuta, che il tecnico toscano si dice pronto a dismettere se gli venisse chiesto dal nuovo club: «Se la società mi imponesse di andar vestito in altro modo, dovrei accettare. A me fanno tenerezza i giovani colleghi del campionato Primavera che portano la cravatta su campi improponibili. Mi fanno tristezza, sinceramente».
Dotto lo rimprovera per queste parole, che sono una resa incondizionata del proprio modo di essere
«Ognuno ha la foglia di fico che si merita. La tua è la tuta. Fattene una ragione. È lo specchio della tua anima»
Senza la tuta Sarri non sarebbe più Sarri
«La tuta per te è come i mutandoni di Caterina de’ Medici, lo smoking di James Bond, la sciarpa annodata per Roberto Mancini»
Dotto ci va giù con forza, per far capire quanto non sia solo una questione di immagine, ma una vera è propria resa ideologica quella che si nasconde dietro la destituzione della tuta di Maurizio.
«Tu che diventi un Mancio Dandy qualsiasi, solo perché la Juve ti mette a libro paga. Che tristezza. Capovolto dalla testa ai piedi. Inscatolato in uno stile che ti deforma, come un Max Allegri qualsiasi»
Sarri senza tuta sarebbe un doppio tradimento per i napoletani. Il Comandante che approda alla Juve per portare la sua bellezza di gioco e sconvolgere gli schemi bianconeri, non può come prima mossa abbracciare le regole della Juve. Ma Dotto ammonisce Sarri su questa scelta anche per un’altro aspetto
«Se bianconero sarà, accolto a dir poco freddamente dai tifosi, come Carlo all’epoca e lo stesso Allegri 5 anni fa. Tu, meno piacioso di Carlo e meno furbo di Max, farai una fatica immane a ingoiare il rospo e potrai sopravvivere a una sola condizione, non rinunciando alla tuta che ti fa monaco»