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Adani: “Sarri alla Juve? Una strada inevitabile. Vincere non basta più”

Intervista a Repubblica con l’opinionista Sky protagonista della lite con Allegri: “Potevano farlo un anno”. Tra i cinque allenatori che lo divertono di più, non c’è Ancelotti.

Adani: “Sarri alla Juve? Una strada inevitabile. Vincere non basta più”

Repubblica intervista Daniele Adani. Qualche mese fa l’opinionista Sky si trovò nel mezzo di un’accesa discussione con Massimiliano Allegri, a soli 19 giorni dall’esonero del tecnico della Juventus. Si dice, scrive il quotidiano, che un contributo all’addio sia venuto proprio da quello scontro. L’intervista è di Angelo Carotenuto.

Adani ripercorre quella litigata:

“Lui salvaguardava una posizione e rivendicava uno status. Perse la gestione della conversazione dimenticando che non parlava con me, ma con il pubblico attraverso me. In una discussione capita di alterarsi. È segno di passione. Ma tra gente di calcio non si evita un confronto sul calcio”.

Forse Allegri si arrabbiò tanto perché quelle mosse da Adani erano le stesse critiche che gli faceva la Juve, ipotizza Repubblica, probabilmente erano, per lui, dei nervi scoperti.

Non a caso, il successore di Allegri è Sarri, l’antitesi di Max. Un tecnico apprezzato invece parecchio da Adani. Sarri alla Juve è una rivoluzione?

“Non la chiamerei così. Era una strada inevitabile. Nel mondo si gioca per lasciare qualcosa. Vincere non basta più. La Juve aveva un percorso sicuro, ma non più congruo con la grandezza societaria né con le scelte dei club europei, la cui identità non dipende dai risultati. L’Italia non è un riferimento. Deve allinearsi. La Juve l’ha deliberato. Permetterà ad altri di seguirla senza remore. Poteva arrivarci un anno fa”.

Adani si sofferma anche sul rapporto che il calcio deve avere con i simboli, come Conte, Totti, De Rossi, Gattuso, Sarri:

“Sono un luogo comune. Conta il valore delle persone, non delle carriere. In un mondo dove tutti accedono a tutto con un pulsante, non basta esibire un vecchio numero di maglia. Non si bluffa più. Se non ti rinnovi, non puoi avere ruoli operativi. Altra cosa è un ruolo iconico. Quello va difeso. Ma Cruyff non aveva idee immortali perché giocava bene”.

E’ giusto che i tifosi amino i simboli, aggiunge, ma sono i simboli ad avere un grande onere:

“La gente li amerà in eterno, loro devono meritarlo. Non si può usufruire di un amore eterno senza ricambiare con uno sforzo, facendo affidamento su ciò che si è stato”.

Gli viene chiesto di fare il nome di cinque allenatori che lo divertono. Adani non cita Ancelotti:

“Guardiola, Pochettino, Sarri, De Zerbi e Baldini della Carrarese. De Zerbi rappresenta il cambiamento. Trasforma la sua ossessione per il calcio in produzione creativa. La creatività non è un castigo per la praticità. De Zerbi è sempre in viaggio tra romanticismo e modernità. Lo studio genera intuizioni. Vale anche per giornalisti e presidenti”.

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