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Ci pensano Allanaladin e il Barilotto lusitano a mettere al sicuro il risultato.

Le finali europee disputate da quattro squadre extracomunitarie. Tutte inglesi. Tre su quattro londinesi. Tutte in Premier. Il campionato più venduto al mondo.

Ci pensano Allanaladin e il Barilotto lusitano a mettere al sicuro il risultato.

FALLI DA DIETRO – A 36A GIORNATA

Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal, fu – come si sa – uno scrittore francese.

Nell’opera “Roma, Napoli e Firenze” scritta nel 1817, descrisse gli effetti di una particolare patologia psicosomatica, che colse lui, durante una visita alla Basilica di Santa Croce a Firenze.

Dinanzi a tanta bellezza fu colto da vertigini cosi intense e squassanti da costringerlo a fuggire da quel luogo per vincere e sedare quell’emozione.

Chissà se la Sindrome di Stendhal, può essere estesa anche al calcio.

Fatto sta che la settimana è stata così densa di emozioni pazze da sbatacchiare non poco gli animi degli amanti di questo “mistero senza fine bello”.

Ma sì, voglio ricordare anch’io il sommo Brera, quando definiva il calcio parafrasando Gozzano.

Le finali europee saranno disputate da quattro squadre extracomunitarie.

Tutte inglesi. Addirittura tre su quattro londinesi. Tutte in Premier. Il campionato più venduto al mondo.

Il campionato che genera più guadagni del mondo.

Un predominio finanziario schiacciante prima ancora di essere un predominio sportivo.

Quattro squadre tutte allenate da coach stranieri. Quattro squadre con identità di gioco molto diverse.

La sintesi più completa dell’eccellenza mondiale. Se a queste quattro si aggiunge la squadra più forte. Che è il City di Pepp, esclusa dalla festa europea e vincitrice “solo” del campionato.

“Il football dei maestri”, come lo definiscono i sudditi della Regina.

Il più europeo, il più internazionale. Il simbolo dell’apertura e della commistione tra nazionalità di ogni tipo, con protagonisti provenienti da tutto il continente e da tutto il mondo.

Il paradiso.

Un paradiso dovuto anche grazie agli stadi di proprietà che ogni squadra riempie all’inverosimile in ogni partita.

Si rischia la retorica.

Ma è significativo come questa esplosione avvenga in un momento così particolare.

Politica e sport.

Due galassie che sembrano distanti, quasi in contrapposizione l’una con l’altra.

Da una parte un cocktail di successo, prolificatore di sogni e di speranze, un messaggio di apertura e internazionalismo.

Dall’altra la vocazione all’autonomia e il rischio dell’isolamento.

Si torna sulla terra.

Come passare dalle profumate sale dell’Enoteca Pinchiorri a un’onesta friggitoria di San Giovanni a Teduccio.

Al Franchi Ringhio scende a mendicare tre punti con dimessa umiltà.

Nessun problema per gli stilnovisti che senza batter ciglio eseguono.

A Marassi chiedono tre punti per la salvezza i nipoti del Farinata ai ciclisti doriani.

Richiesta alquanto delicata, perché una vittoria empolese risucchierebbe nel guano dei guai i grifagni grifoni, caduti – come previsto – contro l’inarrestabile Dea del Gasp.

Accordata.

E’ una partita densa di episodi discutibili.

Come il rigore causato da Lorenzo Tonelli, per alcuni addirittura cercato.

Lui che a Empoli – dicono i malpensanti – ha trascorso 16 anni di vita calcistica.

Allo Stirpe i friulani chiedono la cortesia della vittoria ai ciociari tutto sommato già in B.

Anche all’Olimpico si registrano implorazioni. Gli invincibili si presentano con il nuovo discutibile look a scacchi con linguetta rossa come sui pacchetti di merendine.

I Sangue-oro vogliono ancora illudersi.

E’ lecito chiedere indulgenza?

Sì. Accordata.

Fa piacere che a segnare sia proprio lui, Alessandro Florenzi, faccia da film neo-realista e cuore indomito. In un battibecco precedente il Toy Boy lo aveva deriso per l’altezza.

Fossi stato Florenzi gli avrei mimato il pisello del pugile che i tabloid pettegoli accostano con tanta insistenza al portoghese. Ma alla fine il goal è stata un’idea migliore. Insomma, fra richieste, implorazioni e preghiere una noia che nemmeno un programma di Marzullo.

Al Mazza piove che dio la manda. Ma qui almeno nessuno implora niente a nessuno. Se la giocano a viso aperto.

La beneamata fa quello che ha fatto durante tutta la stagione. Attacca con continuità, sbaglia che è una dannazione, e prende pali che è un piacere.

L’attacco è in vacanza. E allora ci pensano prima il ritrovato Allanaladin poi il Barilotto lusitano a mettere al sicuro il risultato.

Da segnalare la parate prodigiose di Alex Meret, l’Albatros di Rivignano.

E il commovente Faustino Goulam che dedica la vittoria a Noemi.

Parte il Giro d’Italia che esclude il Mezzogiorno. Non vedrò nemmeno una tappa.

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