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Allegri chiederà ad Agnelli 9 milioni a stagione (più tre acquisti). L’obiettivo è farsi cacciare

La strategia dell’allenatore – con ancora un anno di contratto – in rottura totale con Nedved e parziale con Paratici. Può rimanere anche fermo un anno, già pensa allo United

Non sono due eserciti contrapposti. Da una parte c’è un esercito, che è la Società, che ha soldi, risorse, potere decisionale. Dall’altra un uomo solo, Max Allegri, che sa di campo, e abbastanza di vita. Ne sa a tal punto che mercoledì, giorno scelto per l’incontro con Andrea Agnelli, ha deciso di giocare una partita completamente diversa e rovesciata rispetto alla narrazione di queste ore. Stampatevi nella mente la sua dichiarazione alla fine della gara con la Roma, lì dentro c’è la chiave di tutto: «Dobbiamo sederci a un tavolo e capire dove migliorare la squadra. Io di soldi non ne chiedo, ho già un contratto, ma è importante valutare con lucidità come è stata l’annata che sta finendo come sarà quella futura. Dobbiamo tenere ben presente che l’anno prossimo sarà ancora più difficile, che il margine di errore si assottiglierà. Bisognerà essere molto lucidi».

Il bluff di Allegri

Max Allegri ha pensato che con un tattica attendista andrebbe sotto. Conosce i suoi polli, se cominciano a raccontargli la rava e la fava la questione si allarga e si annacqua, mentre il suo obiettivo è mantenere la tensione altissima. Per cui, con Andrea Agnelli il gioco lo condurrà lui, sa perfettamente che in questo momento la società non ha nessuno per le mani, per lo meno nessuno del suo valore. (Qui c’è un suo piccolo bluff, o meglio una forzatura: neppure lui ha nulla di alternativo per le mani in questo momento).

Il colpo di teatro non sarà, come tutti pensano, sulla costruzione della nuova Juventus. È chiaro che tra uomini di calcio, quello è un argomento discretamente condiviso, al di là di gusti personali e costi dei giocatori. No. Il colpo di teatro sarà sul contratto: Allegri chiederà un allungamento del contratto di altri due anni. E se per il prossimo gli verrà riconosciuta la cifretta già pattuita di sette milioni di euro, la salivazione di Andrea Agnelli dovrebbe azzerarsi alla nuova richiesta per il biennio futuro: nove milioni e mezzo di euro! Quindi la frase distensiva “Io di soldi non ne chiedo” diciamo che era uno strumento di distrazione di massa, uno zuccherino lanciato alla società. Ma perché il tavolo non salti immediatamente – mettere i propri soldi al centro dei problemi sarebbe una volgarità che in collina sgradirebbero assai – è del tutto chiaro che nella sua scaletta Allegri parlerà primariamente della struttura della nuova Juventus, che peraltro, in modo piuttosto disinvolto, ha rivelato d’avere “in testa già da novembre”. Il tecnico livornese chiederà numero tre giocatori, di primissimo livello. Si discuterà di quello, ognuno dirà la sua, tra opinioni diverse e convergenze. Poi arriverà la botta del contratto.

Il vero obiettivo di Allegri

Cosa nasconde questa strategia, perché forzare così pesantemente sul contratto? Certamente, ogni professionista protegge i suoi interessi nel modo e con gli strumenti che ritiene più opportuni. Se la Juve decidesse di accogliere le istanze economiche di Allegri, il ragazzo di Livorno sarebbe, per così dire, molto coperto per anni tre. In realtà, un falso obiettivo. Il vero obiettivo di Max Allegri è farsi rispondere di No. Rompere. Soprattutto far rompere alla Juve. Mettere in carico alla società la responsabilità pubblica di una separazione, pur tra i sorrisi di circostanza e la bicchierata finale. Ma perché Allegri ha deciso in cuor suo di rompere con la società? Non è solo una questione di motivazioni che cominciano evidentemente ad affievolirsi, com’è naturale che sia.

C’è qualcosa di più: il tecnico in società non ha più nessuno. Il suo rapporto con Paratici è cattivo, Max non va d’accordo per mille motivi, anche se dopo la partita con la Roma gli ha riconosciuto la capacità di “assemblare una rosa equilibrata”. Non esiste neppure il rapporto con Pavel Nedved, che è pura e semplice emanazione di Andrea Agnelli, con cui condivide una certa solitudine umana (Agnelli e compagna escono esclusivamente con Nedved e signora). Ieri sera, poi, sul futuro di Allegri, Nedved ha lasciato capire più con una battuta che con mille comunicati ufficiali: “Chi vivrà, vedrà”. Max sul momento si è fatto una mezza risata, poi con gli amici ha sottolineato la pasta umana del ceco.

Nessuno dei due ha un’alternativa

A questo punto è una partita a scacchi. Tenete sempre presente che nessuno dei due contendenti possiede, al momento, una soluzione alternativa. Non la Juve, che paradossalmente ha dormito in questa ultima stagione, non predisponendo una successione. È proprio vero che sono le emergenze a stimolare la fantasia dei dirigenti, quando Conte piantò in asso la Juve prima che la stagione iniziasse, Agnelli e Marotta si buttarono su Allegri senza rete. Il tecnico venne accolto tra lazzi e sputi. Come è finita, sapete. Adesso la Juve non sa che pesci pigliare.

Possibili scenari. La Juve dice No all’allungamento del contratto, com’è plausibile. Può scegliere di fare comunque la squadra e di tenere a bagnomaria Allegri, facendolo allenare per la stagione che gli resta. Il tecnico ovviamente sarebbe costretto ad accettare. È una soluzione senza entusiasmi, da una parte e dall’altra, a chi può convenire? A nessuno dei due. Secondo scenario: la Juve accetta l’allungamento di un solo anno. È la soluzione che può imbarazzare Allegri, che punta a rompere. Anche questa, una soluzione che qualcuno comunque subisce e che non produce grandi entusiasmi. Terzo scenario, il rapporto si interrompe e ognuno cerca una strada possibile. È quello più probabile, ancorché il più impervio per la Juve che, sulla scelta del tecnico, sta navigando a vista, pensando a ritorni eccellenti (Conte, Deschamps).

E Allegri? L’anno sabbatico è sempre possibile. Pagato, naturalmente. Per ora nessuno lo ha chiamato. Ma se proprio si deve pensare a una squadra, il suo entourage ne ha identificata una: è il Manchester United, dove a dispetto di un fresco contratto nel dopo-Mou il destino di Ole Gunnar Solskjaer non appare così granitico.                  

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