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La vittoria della Juve è la vittoria del lavoro ben fatto

Crosetti su Repubblica e Sconcerti sul CorSera analizzano i motivi del successo italiano della Juve e della mancanza della Coppa

La vittoria della Juve è la vittoria del lavoro ben fatto

L’ottavo scudetto della Juve segno di una squadra, ma soprattutto di una società che ha saputo essere al passo con i tempi, rivoluzionarsi e diventare azienda.

“Il calcio ci ha detto in cinque giorni che la Juventus non è la più forte squadra d’Europa (lo si sospettava), ma che da quasi un decennio (un secolo) è senza confronto la migliore d’Italia”.

questo è l’assunto da cui partire, come scrive Crosetti su Repubblica, sottolineando che la reazione del pubblico bianconero a cui non è bastato lo scudetto, sia figlia dell’abitudine ad essere sempre i più bravi, a dare per scontato. È ingeneroso, scrive, prendersela con Allegri e vivere così male la vittoria di uno scudetto gigantesco, anche se vinto con grande distacco “con pochissima opposizione”:

“ma non è colpa dei ciclopi se i pigmei sono tanto bassi, solo che la differenza di statura nel confronto si nota di più”.

La vittoria, anzi le vittorie della Juve sono l’espressione del lavoro fatto bene, di una società che ha capito prima degli altri quale era la strada da percorrere.

“Esprime da tanto tempo una precisa vocazione per il lavoro fatto bene, quel ‘travaj bin fait’ che da queste parti ha ispirato generazioni di lavoratori, operai, impiegati, quadri e dirigenti, e succede da troppo tempo perché sia solo un caso. Non lo è infatti”.

Negli ultimi 20 anni il calcio è cambiato, come spiega Sconcerti sul Corriere della Sera, è arrivata la circolazione libera degli stranieri, i tre punti a vittoria, il professionismo arbitrale, il calcio femminile, la moviola in campo, la diretta tv. Il calcio è diventata un’industria e questo Agnelli lo ha capito subito e lo ha saputo interpretare alla grande. Ecco da cosa nascono questi 8 scudetti, dal fatto che

 “la Juve guida un calcio che in Italia non c’è mai stato”.

E Ronaldo con la sua “perfezione, così insistente e così aspettata” la chiusa del cerchio, l’ultimo anello.

Resta ovviamente il fatto, conclude Sconcerti, che alla Juve manca la Coppa, anzi

“la coppa e la Juve sono comunque la stessa cosa. Non esistono una senza l’altra. È stata questa la grande idea di Cristiano. Rendere enorme il presente”.

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