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Biagio de Giovanni al CorMezz: «Al Napoli non do certo 30 ma un 27 senz’altro»

Il filosofo condanna gli estremismi degli ultimi giorni e avverte che la cattiva comunicazione inasprisce gli animi e alimenta la contestazione

Biagio de Giovanni al CorMezz: «Al Napoli non do certo 30 ma un 27 senz’altro»
Il Corriere del Mezzogiorno intervista Biagio de Giovanni, filosofo ed ex Rettore dell’Orientale, sulle tensioni che proseguono tra il Napoli e la tifoseria.
Forte la condanna all’episodio della maglia di Callejon rifiutata dai tifosi allo Stirpe.
Un episodio che turba i delicati ambienti dei tifosi e degli ultrà napoletani nati per essere comunità e aggregazioni allineate ma che talvolta non producono questo tipo di segnali.
De Giovanni giudica in modo positivo il primo anno del Napoli di Ancelotti, rimarcando quando la squadra abbia perso con la cessione di Hamsik e l’infortunio di Albiol.
«Non gli do certo 30 ma un 27 senz’altro».
Grande fiducia dunque all’allenatore che non deluderà le aspettative dei tifosi secondo il filosofo napoletano, che non condivide la contrapposizione del gioco di Ancelotti a quello di Sarri
«Qui sono tutti orfani di Sarri. Io ho amato la grande bellezza del gioco dell’allenatore tosco-napoletano. Ancelotti è una persona seria ed è un allenatore preparato. Lui è venuto a Napoli per concludere la sua carriera e per farlo nel modo certamente migliore».
Più critico il giudizio invece sul presidente e sulla sua gestione della società
«Mi sembra una richiesta legittima. De Laurentiis è un grande imprenditore ma non mi sembra che il club abbia le stesse dimensioni del Bayern Monaco o del Chelsea».
Ma soprattuto sopra ad una maggiore attenzione nella comunicazione, che se mal gestita può essere la causa di fraintendimenti e alimentare le tensioni
«la critica venga pure ma deve essere proposta da chi la sa fare e non da persone che non hanno cognizione della cosa. Purtroppo i social media hanno sbalestrato gli equilibri del tifoso che prima poteva essere anche incompetente nella sua critica ma in modo educato e oggi è invece spesso infelicemente maldestro»
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