La biografia “Maurizio Sarri. Una vita da raccontare” dello storico dell’economia Nicola De Ianni: un lucido e distaccato approccio. La presentazione alle 17 a Bacoli
Venerdì 22 marzo, a Bacoli, a Villa Cerillo, sarà presentato “Maurizio Sarri. Una vita da raccontare” il libro di Nicola De Ianni. Modera Ugo Marani. Interverranno Luca Bifulco, Massimiliano Gallo, Antonio Giordano, Oscar Nicolaus, Anna Trieste. Sarà presente l’autore.
Nicola De Ianni è uno storico dell’economia a cui gli studiosi italiani che provano a scorgere nello sport un indicatore utile alla comprensione di più ampi fenomeni sociali, culturali, economici e politici non possono non dedicare attenzione. In un suo saggio di qualche anno fa, “Il calcio italiano 1898-1981. Economia e potere” (Rubbettino, 2015), De Ianni aveva fornito una consistente analisi politico-economica del nostro calcio dagli esordi fino all’inizio degli anni ’80, riflettendo sulla costante centralità del denaro, con le sue molteplici diramazioni socio-politiche, in un mondo che spesso viene ricordato con elegiaco romanticismo.
Questo lavoro si era fermato agli albori di una trasformazione, quella che porterà questo sport a diventare gradualmente, ma con falcate sempre più ampie, un’industria dall’energico impatto economico, dalle dimensioni transnazionali e capace di incorporare gli elementi sportivi in una stringente logica di mercato legata ai meccanismi dello show business. Al centro di questo sistema, che amalgama le esigenze dell’intrattenimento più vistoso, il risultato economico e quello sportivo, reggendosi sul sodalizio tra sponsor, media e attori dello sport, rimane la passione del tifoso, sul cui valore prettamente economico ci si focalizza con sempre maggior foga, dal momento che l’attenzione del fan-consumatore diventa un bene prezioso insieme alla sua capacità di spesa.
De Ianni ha chiaramente ritenuto che il complesso di dinamiche, processi, contraddizioni che hanno animato il corso di questo nuovo sistema calcistico-economico non potesse essere associato in modo disinvolto alle analisi dell’epoca precedente, per questioni legate alla differente accessibilità alle fonti, perché il nesso tra il denaro e lo sport oggi è meno nascosto, oltre che per le specificità dei contesti contemporanei.
Ora, lo studioso federiciano spiazza tutti coloro che aspettavano e forse desideravano un saggio che leggesse questi ultimi decenni calcistici in virtù della prospettiva analitica macro e micro a cui ci aveva abituato, dando alle stampe una biografia calcistica di Maurzio Sarri (Maurizio Sarri. Una vita da raccontare, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2019).
Tuttavia, a dispetto dello stupore iniziale, emerge da subito come l’autore intenda la narrazione del profilo professionale dell’allenatore toscano anche come un espediente per provare a guardare in controluce proprio la forma che il nuovo sistema calcistico ha assunto in Italia, con i suoi andamenti, le sue specificità, i suoi difetti.
Beninteso, si tratta di una biografia in piena regola, che parte dalla non indimenticabile esperienza del Sarri calciatore, per sondare tutto il suo percorso da guida tecnica, dal primo incarico allo Stia come giocatore-allenatore nel 1990, fino ai risultati lusinghieri col Napoli nel calcio di vertice, lungo quasi un trentennio sulla panchina di decine di club – tra gli altri, Sansovino, Sangiovannese, Pescara, Arezzo, Verona, Perugia, Alessandria, Sorrento, Empoli – alternando momenti di gloria a risultati piuttosto altalenanti o a periodi sfortunati. Il piglio di De Ianni rimane quello di un analista scrupoloso, che sonda un numero copioso di fonti fondendo tecniche di ricerca differenti – dall’analisi di articoli giornalistici fino alla somministrazione di interviste in prima persona – ricostruendo certosinamente l’andamento di partite e campionati, anche delle serie minori, indicandoci le formazioni, i calciatori allenati, acquistati o ceduti, restituendoci anche in parte il network di relazioni, conflittuali o di intesa, con tutti gli attori in gioco – presidenti, manager, eventualmente politici locali – che hanno avuto un ruolo rilevante, diretto o indiretto, nelle varie tappe della biografia sarriana.
I piani di lettura di questo libro sono molteplici. Un semplice appassionato di calcio potrà godersi il racconto di partite o tornei, corredato da un’aneddotica con spunti di valido interesse. A uno sguardo più attento, invece, apparirà sottotraccia uno spaccato delle trasformazioni del calcio contemporaneo e una narrazione implicita dei contesti sportivi della provincia e di quelli di maggior prestigio e consistenza economica.
Perché la storia calcistica di Sarri segue quella che a molti potrebbe apparire come un’evoluzione lineare, dai campi di un calcio minore fino ai migliori palcoscenici italiani ed europei, secondo un ideale di perfezionamento e avanzamento crescente, rallentato – è vero – da qualche battuta d’arresto, ma nel complesso continuo. La narrazione che avvolge le sue vicende disegna l’immagine d’insieme di un miglioramento cumulativo della carriera e dello status professionale, in virtù di un riscatto da una condizione iniziale di basso profilo, emancipazione figlia di capacità razionali e organizzative, del duro lavoro, del rigore, dell’abnegazione. Una rappresentazione che troverebbe accoglienza nella pagine di un de Condorcet, per questo senso di progressione che consola anche di fronte agli errori e alle ingiustizie transitorie, o – più prosaicamente nel nostro caso – agli intoppi temporanei di un esonero, più o meno legittimo, o di una stagione al di sotto delle aspettative.
Certo, se poi si possa parlare di progresso nel senso più pieno del termine è questione di punti di vista. Di sicuro, il prestigio e il portafogli di Sarri col tempo hanno tratto benefici inequivocabili. Qualcuno, invece, amante dell’immagine idealizzata del calcio minore, potrebbe storcere il naso di fronte alle dinamiche di un calcio d’élite considerato meno autentico, meno genuino. Ciò sebbene i campi di pallone di secondo piano non siano affatto al riparo da corruzione, ingerenze politiche, ambienti tutt’altro che integri o pacifici, forme di devianza e spesso minore tutela dei tesserati.
Sta di fatto che Sarri ha costruito mattone dopo mattone il suo percorso, guadagnandosi rapidamente e potendo far leva sulla reputazione di allenatore capace, metodico, scrupoloso, puntiglioso, formato dal lavoro di bancario – lasciato per dedicarsi interamente al calcio professionistico – all’analisi puntuale e minuziosa, a una forma mentis scientifica, fatta di studio di schemi e grafici, attraverso cui cercare profitto in un ambiente concorrenziale e competitivo come quello del mercato valutario.
Ed è in questo contesto esperienziale che prende forma, pare suggerirci De Ianni, quella predilezione per un calcio sistemico, dove ogni calciatore deve essere particella funzionale al tutto, senza eccedere in improvvisazione se non quando strettamente necessario, con l’attenzione risoluta verso modelli di gioco geometrici, ripetuti, rigorosi. E non è casuale, allora, che la tesi nel corso master per allenatori professionisti a Coverciano, svolto nel 2006-2007, parecchi anni dopo il suo esordio in panchina, verterà sull’analisi e la predisposizione dettagliata della “preparazione settimanale della partita”.
Insomma, un’ipotesi verosimile è che Sarri abbia in qualche modo travasato la sua personalità in un sistema di gioco efficace in termini di risultati, fondato su un fermo orientamento normativo per i diversi giocatori per un più ampio controllo delle innumerevoli interdipendenze del campo di gioco. Ciò con l’esplicito fine di aumentare la capacità previsionale e la sensazione di sicurezza. Non a caso, una costante della storia calcistica dell’allenatore toscano, nel pieno spirito di un simile sforzo di limitazione del rischio, è stata la necessità di fare affidamento su giocatori conosciuti e di provare, in ogni nuova avventura, a portare con sé sempre un numero di atleti fidati. Certo, una logica, questa, che in qualche misura accomuna non pochi allenatori.
Peculiarità effettiva di Sarri, piuttosto, è quella di essere un personaggio che apre costantemente il campo a dispute e controversie ricorrenti, specie tra fautori e detrattori irredimibili. Egli sembra altresì incorporare molteplici contraddizioni che lo rendono sempre degno di interesse: ad esempio il connubio complicato tra razionalità e scaramanzia; tra l’atteggiamento prometeico di chi cerca di assaltare il futuro con l’organizzazione scientifica e l’attaccamento alla tradizione, oppure a una certa visionarietà, ma anche al lamento impulsivo; tra il freddo rigore della disciplina e il caldo entusiasmo per il bel gioco. Contenuti sostanziosi, e sempre disponibili, per alimentare veementi discussioni tra fazioni avverse.
In tal senso, la coincidenza tra precisione sistematica e principi estetici è uno degli aspetti più intriganti delle idee sarriane, dal momento che egli ambisce ad utilizzare l’organizzazione, il calcolo, la costanza, la dedizione al compito, il dominio di sé per produrre non solo possibili vittorie, ma anche sensazione estetica, vivacità delle forme, piacevole geometria.
Lo ribadiamo, con l’obiettivo prioritario del risultato, naturalmente, ma generando in appassionati e addetti ai lavori, come conseguenza imprevista, la disputa infinita tra priorità del successo o priorità della bellezza.
Per non parlare, poi, di come in Sarri – e dal libro di De Ianni lo si evince – alla vocazione professionale, alla puntualità, alla precisione, alla fermezza nel compito, all’autodisciplina si associ un carattere non molto raffinato, magari rozzo e smodato nei toni. Vale a dire un insieme di caratteristiche che un certo opinionismo precipitoso fatica a tenere insieme in un’interpretazione coerente.
Nella rappresentazione pubblica, però, spesso è dominante la raffigurazione nazionalpopolare, che lui peraltro mai nega, dell’allenatore identificabile con gli stili grossolani – nell’abbigliamento, nel linguaggio o nella lagnanza facile. In ciò, in un modo che farebbe impallidire un novello Debord, lo spettacolo mediatico sembra aver fagocitato e usato a propri fini, nell’estasi dell’intrattenimento o dei talk show, la tuta, i modi poco urbani, ma anche la vis polemica e lo stesso bel gioco, che diventa merce da vendere e consumare più che vettore del trionfo della bellezza. Nel mondo del calcio contemporaneo, così, tutto rischia di ridursi a merce, spettacolo, immagine e chiacchiericcio, insomma, finanche ciò che a prima vista può sembrare approccio critico. “Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso”.
Nell’indole di Sarri, tuttavia, rimane comunque una insopprimibile esigenza, presumibilmente autentica, di anticonformismo, in quel suo animo da bastian contrario che ricorda un po’ il temperamento ribelle del suo nonno partigiano. Il contrasto con giornalisti o dirigenti, ad esempio, è una costante della sua biografia. Non di rado è questo un aspetto che l’ha reso gradevole a uno zoccolo duro della tifoseria, sensibile alla retorica dell’opposizione al potere e diffidente nei confronti della natura economica del calcio.
L’identificazione da parte del tifoso – categoria eterogenea – è comunque plastica. Fatta salva l’appartenenza ai colori della propria squadra, ci si può riconoscere in questa o quella caratteristica, così come la si può avversare. Nelle pieghe degli eventi raccontati, il libro di De Ianni ci restituisce la storia di un allenatore mai banale, che attira antipatie o simpatie a seconda dei punti di vista e delle posizioni assunte. Difficilmente, tuttavia, Sarri potrà lasciare indifferenti. Certo, nello sport i successi sono la fonte prioritaria di riconoscenza per un atleta o per un allenatore. Ma, anche qui, la disputa è senza fine: Sarri è o meno un vincente?
Ognuno la penserà in modo diverso. Il testo di De Ianni, nel suo lucido e distaccato approccio, aiuterà tutti noi ad accumulare argomentazioni utili per l’una o per l’altra tesi, o per l’una e per l’altra tesi.