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De Siervo: «Se il calcio italiano non è competitivo, è anche per la pirateria»

L’ad Lega Serie A: «Il calcio è un’industria. In Italia scontiamo una atavica resistenza a costruire un palinsesto per l’estero. Gli inglesi lo hanno fatto».

De Siervo: «Se il calcio italiano non è competitivo, è anche per la pirateria»

La Superlega e il buon senso

L’evento “Il Foglio a San Siro” sta calamitando l’attenzione dei media per gli ospiti intervenuti. Tra questi c’è l’amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo.

A proposito del progetto Superlega ha detto o forse si è auspicato che «prevarrà il buon senso e non verranno trascurati i campionati nazionali».

De Siervo ha poi battuto su un tasto caro ad Aurelio De Laurentiis: «Il calcio non è più solo sport, è un’industria. Abbiamo capito in ritardo che il mondo è cambiato. In Italia scontiamo una atavica resistenza a costruire un palinsesto per l’estero. Gli inglesi lo hanno fatto. Il calcio è una piattaforma di “soft power” con cui affermare il proprio paese nel mondo, pensiamo agli investimenti del Qatar nel Paris Saint Germain. Altrove, all’estero, le compagnie telefoniche hanno fatto concorrenza ai broadcaster televisivi e così sono raddoppiati i ricavi da diritti televisivi, da noi non è avvenuto e abbiamo perso centinaia di milioni».

A proposito della pirateria

«La pirateria è un reato, in Inghilterra ci sono state condanne vere. In Italia ci sono due milioni di pirati, non c’è stato controllo né ci sono state limitazioni. La pirateria danneggia il nostro calcio. Senza dimenticare è controllata dalla criminalità organizzata. Inutile che il nostro calcio si lamenti di non poter comprare campioni o rinnovare gli stadi: i primi colpevoli siamo noi e i pirati. Sembra diventato un gioco ma quando i nostri club faticano a essere competitivi con gli altri i tifosi devono sapere che è colpa anche della pirateria».

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