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Allo stadio non c’era Napoli, c’era un coma: assenti persino i parcheggiatori

Via Terracina deserta. Una struttura incartapecorita, aria tetra, i consueti canti in codice degli organizzati. È scomparso il desiderio

Allo stadio non c’era Napoli, c’era un coma: assenti persino i parcheggiatori

Per ogni esperienza di un passaggio c’è la prima volta. Basta saper attendere e tenere gli occhi aperti. Domenica, mentre sostavo in una Via Terracina deserta, a meno di un’ora dal posticipo serale, ho atteso per diversi minuti un parcheggiatore. Che non si è presentato.

Ero immobile nel silenzio di una sera che ricordava le ventidue del trentuno dicembre. In decenni di San Paolo, mai vidi un match senza salutare un parcheggiatore. È il segno della transizione. Ho sentito di vivere su un guado, le acque scorrono sotto i piedi, ora bisogna decidere se tornare indietro o muoversi verso la nuova sponda.

Domenica non c’era uno stadio. C’era la descrizione di un coma. Una struttura incartapecorita, i soliti settori che si riempiono dei consueti organizzati che, con i loro striscioni e i loro canti in codice, ricordano i pazienti che si incamminano, pillole alla mano, la domenica sera, dallo psicologo di fiducia, per la loro terapia ormai decennale – la società potrebbe quasi richiedere un sussidio al Ministero della Salute. L’aria è così tetra nella penombra che, quando le squadre fanno l’ingresso in campo, io e il mio amico ci scopriamo a parlare di funerali.

Napoli non esiste. Siamo in un non-luogo. Siamo sul guado e per percorrerlo dobbiamo accorgercene. A scomparire è stato il desiderio, che già nella sua etimologia richiede l’esistenza di una mancanza. Qui tutti hanno tutto o poco o niente reso sempre sufficiente o, peggio ancora, hanno ormai interiorizzato l’idea di averne diritto. Intorno, seduti sugli spalti, ci sono quasi solo non-cittadini. Esistono solo i non-napoletani. Gente dalla provincia, gente da fuori, gente dall’estero. Non è un gioco degli specchi, è che la storia – che va sempre dove le pare – si sta rivoltando e in città si discute del niente. Ed è pericoloso perché un guado dura il tempo di rendersi conto che ci sei sopra, poi crolla.

Serve un Altrove. Può non piacere. Ma quasi mai la vita va dove si è programmato che vada. Qui, dal coma, è tutto.

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