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Fabian, qualità e sacrificio: perché ha superato Zielinski

Ancelotti ha impostato lo spagnolo come esterno a sinistra, un ruolo che richiede grande applicazione difensiva. Come visto ieri, a Bergamo: un contributo che Zielinski non è (ancora?) in grado di garantire.

Fabian, qualità e sacrificio: perché ha superato Zielinski
Foto tratta da Twitter

Il sacrificio tattico

Una delle immagini più ricorrenti di Atalanta-Napoli è quella di Fabian Ruiz terzino sinistro. O meglio: Fabian Ruiz che si aggiunge a Mario Rui nel contenimento di Hateboer sulla fascia destra. Ne ha scritto Alfonso Fasano nella sua analisi tattica, pubblicata qualche minuto fa: il centrocampista spagnolo rinculava in posizione difensiva, in modo da creare una vera e propria terza linea a sei uomini, con Callejon che si aggiungeva a Maksimovic sul lato destro.

Una dinamica pensata, studiata e attuata per fermare il gioco dell’Atalanta di Gasperini. Una dinamica che ha funzionato, perché oltre al gol di Zapata la produzione offensiva dei bergamaschi è stata davvero limitata. E anche al momento della rete del pareggio, Fabian Ruiz era lì dove doveva essere. È stato messo fuori causa da una deviazione fortuita, ma aveva stretto a centro area per assorbire l’inserimento del laterale destro in maglia nerazzurra.

Il sacrificio tattico di Fabian Ruiz

Nel frattempo, Fabian Ruiz faceva anche altro. Il gol al primo minuto, un momento fondamentale per lo sviluppo di Atalanta-Napoli. Ma anche letture avanzate – nel senso di comprensione profonda del gioco – che permettevano al Napoli di trovarlo proprio dove serviva che fosse. Sulla sinistra, il più delle volte. Ma anche in altre zone del campo, come ad esempio ad attaccare la profondità sull’altro versante quando Insigne conduceva la ripartenza a sinistra. Il tiro è stato davvero pessimo, un pallonetto di destro concettualmente sbagliato. Ma la lettura del gioco è stata perfetta.

Questa è la caratteristica fondamentale di Fabian: fa quello che gli chiedi, lo fa bene, sa anche sacrificarsi per la squadra. Il suo è un contributo enorme, soprattutto perché era e resta differente rispetto alle sue caratteristiche: al Betis, il suo ruolo era quello di mezzala o comunque centrocampista a tutto campo, partiva da posizione di centro-destra per aggredire gli spazi liberi di volta in volta, assecondando e sfruttando la posizione del pallone e dei compagni. Ora gioca in un altro ruolo, mezzo esterno largo a sinistra, fa cose diverse eppure uguali: in un pezzo scritto dopo Genoa-Napoli, il concetto principale fu questo: «Si muove là dove serve, dove c’è il pallone». È l’idea del gioco di posizione che si concretizza, che non ha riferimenti geografici in fase d’attacco, o che comunque esplora zone diverse del campo. Sotto, la heatmap del calciatore restituisce proprio questo concetto di mobilità.

La differenza con Zielinski

Il Napoli ha anche un altro calciatore che potrebbe interpretare benissimo queste attribuzioni: Piotr Zielinski ha qualità tecniche e posizionali per garantire lo stesso contributo. Solo che sembra gli manchi ancora qualcosa a livello mentale e difensivo, il discorso del sacrificio tattico di cui abbiamo scritto sopra in relazione a Fabian. Lo spagnolo difende con maggior precisione e puntualità, è come se Piotr facesse fatica a garantire lo stesso ritmo in fase passiva e poi risultasse svuotato di energie, inventiva e incisività in fase offensiva.

La differenza tra i due calciatori è proprio questa, a dicembre 2018: questo ruolo ibrido di mezzo esterno sembra più nelle corde di Fabian che di Zielinski, per ragioni di quantità nel gioco che poi influenzano direttamente la qualità delle giocate. Fabian Ruiz sta dimostrando di essere determinante secondo entrambe le chiavi di lettura, corre e difende e attacca e gestisce il possesso con buonissime statistiche. Ieri, per esempio: 56 palloni giocati, 2 tiri su 2 in porta (anche se il secondo è un errore clamoroso), 5 eventi difensivi e una precisione dei passaggi pari all’87%. Solo Insigne ed Hamsik hanno fatto meglio di lui, in quanto a precisione negli appoggi.

Ad oggi, l’andaluso è indispensabile nel Napoli e per il Napoli. Offre, anzi garantisce un contributo composito che Zielinski, in questo momento, non è (ancora?) in grado di assicurare al sistema di Ancelotti. In un mondo ideale, Piotr crescerà e migliorerà, e allora l’idea di schierare Fabian Ruiz nel doble pivote – ovvero in una posizione a lui più congeniale, perché già ricoperta in carriera – e Piotr sulla fascia aumenterà la qualità tecnica della manovra d’attacco, magari potrebbe essere una soluzione iper-offensiva con Hamsik a dettare i tempi, per risolvere partite bloccate contro avversari non aggressivi. Per il momento, in ogni caso, Fabian Ruiz sta dando ad Ancelotti quello che Ancelotti gli chiede. Qualità e sacrificio, lotta e governo. E tre gol, tutti in trasferta, tutti fondamentali. Difficile chiedere di più, onestamente.

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