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«Dobbiamo avere più coraggio» sia lo slogan del Napoli di Ancelotti

Quella è frase l’Aleph, c’è tutto. Ora l’allenatore sovverta le gerarchie. Come dopo la Sampdoria, dopo lo Stadium deve sbocciare un altro Napoli.

«Dobbiamo avere più coraggio» sia lo slogan del Napoli di Ancelotti
Ancelotti (Foto Ssc Napoli)

Conta quel che abbiamo visto in campo

La Juventus è più forte del Napoli. Lo abbiamo scritto chiaro e tondo nell’analisi tattica di Alfonso Fasano. Il 3-1 è il risultato giusto. Nulla sarebbe cambiato se Callejon avesse segnato il gol del pareggio. Avremmo perso 4-2. Abbiamo cominciato a perdere dal ventesimo del primo tempo. Dev’esserci chiaro questo. Poi, possiamo anche discutere e porci delle domande, ossia cosa avrebbe fatto Banti se quella testa l’avesse appoggiata un calciatore del Napoli? Avrebbe estratto il secondo cartellino giallo se si fosse trattato di Pjanic? Così come non ha ammonito Chiellini per il fallo di mano con cui ha interrotto una ripartenza degli azzurri. Domande legittime. Che vanno poste anche facendo la voce grossa. Ma che non spostano di un millimetro quel che si è visto in campo. E non devono spostarlo. Perché dobbiamo concentrarci innanzitutto su di noi. Altrimenti non si va da nessuna parte.

Cr7 e Hysaj come Mandzukic con Carvajal

La partita è sembrata segnata ancor prima di cominciare. Quando il pallone non è stato ancora battuto e Cristiano Ronaldo si è sistemato a sinistra, dal lato di Hysaj. Pare che il portoghese giochi sempre lì quando c’è Mandzukic (lui sì è l’attaccante più forte che gioca nel campionato italiano). Il flashback è stato inevitabile. Ci ha portati a Madrid dove Allegri sistemò il croato dalla parte di Carvajal e segnò due gol.

Sempre restando a Madrid, abbiamo rivisto la partita che giocammo al Bernabeu. Come accade tra due formazioni di diversa caratura. Una va in vantaggio, gioca per venti minuti, e poi l’altra vince 3-1 e avrebbe potuto anche segnarne di più. Agli sconfitti, a chi non vuol vedere, resta il rammarico di un’occasione fallita: allora Mertens, ieri Callejon.

C’è l’Aleph in quella frase

Abbiamo perso e avremmo perso comunque. Con qualsiasi formazione. Ancelotti ha ragione quando in conferenza stampa dichiara: «Dobbiamo imparare a gestire i momenti difficili, avere più coraggio». Più che una frase, è una sentenza. Persino inappellabile. Ma è una dichiarazione monca. Manca il come. E in quel come c’è tutto. È l’Aleph di Borges. Abbiamo vinto il primo piatto a poker e poi per tutta la serata abbiamo assistito all’ineluttabile. Sapendo che sarebbe avvenuto.

È il lavoro – non semplice – che Carlo Ancelotti è chiamato a svolgere. Sin da ora accogliamo l’obiezione: “Non dimentichiamo che di fronte avevamo la Juventus”. È vero. È altrettanto vero, però, che quel coraggio dobbiamo mostrarlo tutti. La stagione è lunga. Il triennio di Ancelotti a Napoli è lunghissimo. L’allenatore ha accettato un lavoro complicato: cambiare pelle alla squadra senza cambiarne i calciatori. E comprendiamo che Juventus-Napoli può essere paragonata alle prime tre partite di questo campionato. Ancelotti ha stravolto il Napoli, ma lo ha fatto al momento opportuno. Quando ha ritenuto che fossero maturate le condizioni per proporre uno schema di gioco e una visione diversi.

Le gerarchie pregresse

In casa Juventus la formazione azzurra era scontata. L’abbiamo indovinata tutti. È stata una formazione che ha risentito del passato. Delle gerarchie pregresse. Che non a caso hanno evidenziato limiti pregressi, che potremmo definire storici. Ha fatto bene Ancelotti, non stiamo contestando la formazione. Ma Juventus-Napoli ha detto e mostrato situazioni che non possono essere trascurate: in mezzo al campo, ma non solo. Da questa partita deve sbocciare un nuovo Napoli – sia pure in tempi più medio-lunghi, dipende – come accaduto dopo la Sampdoria.

Fabian Ruiz

Deve germogliare l’idea di un altro Napoli. Che poi sarà il Napoli che verrà. Il suo Napoli. Fabian Ruiz, il primo esempio da fare, è stato l’acquisto più costoso della campagna acquisti del Napoli. Trenta milioni di euro. Un investimento importante, fatto con cognizione di causa. Non stiamo dicendo che avrebbe dovuto giocare lui e non Hamsik. Stiamo però dicendo che dovrà giocare, che dovrà giocare sempre di più. Che il Napoli del futuro deve – con i tempi stabiliti di Ancelotti – prendere progressivamente forma.

A Milano mise in panchina Cafu

È ovviamente un’operazione complessa. Perciò abbiamo Carlo Ancelotti. Nessun altro allenatore avrebbe potuto metterci mano. Lui sa. Allena il Napoli in questa stagione, vorrà dimostrare – e a nostro avviso ci riuscirà – che questa squadra è competitiva e che lo sarà in tutte e tre le competizioni. Contestualmente, sta lavorando al Napoli dell’anno prossimo. Che sarà obbligatoriamente una creatura più sua. Sta immagazzinando dati, esperienze, meriti ed errori. Il modulo e la diversa di gestione della rosa sono stati i primi passi. Altri dovranno venirne. Parliamo di un signore che a Milano ebbe il coraggio di far accomodare in panchina un certo Cafu e mettere in campo Oddo. Da lui ci aspettiamo questo anche a Napoli. E sappiamo che lo farà.

La Juventus è più forte del Napoli. Ma il Napoli di Ancelotti in futuro dovrà rendere ai bianconeri la vita molto più difficile. Dovrà farsi sentire in mezzo al campo. E per farlo dovrà scegliere gli uomini adatti, magari formati da lui e con lui. La diversa rotazione della rosa, ripetiamo, è il primo step di un processo più lungo. Quel coraggio in mezzo al campo lo vedremo dopo che Ancelotti avrà permeato di sé il Napoli. Potremmo dire con coraggio. Ma sappiamo che lui non ha timore di farlo. Aspetta che i tempi siano i maturi. Juventus-Napoli è stata una tappa importante in questo processo.

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