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Sono riemersi i limiti di mentalità di Hamsik e Zielinski

Sono mancati nel momento in cui il Napoli aveva più bisogno di loro, in fase di ripartenza durante il periodo di massima pressione della Juventus.

Sono riemersi i limiti di mentalità di Hamsik e Zielinski

Le sensazioni, oltre i numeri

Abbiamo pubblicato, pochi minuti fa, l’analisi tattica di Alfonso Fasano. All’interno del pezzo, si legge Juventus-Napoli secondo un’idea puramente numerica, quasi empirica, si parla di movimenti e cifre e giocatori. Un altro aspetto importante della partita di Torino deve però partire da un altro punto di osservazione: la psiche, l’emotività di un confronto impari. E dal punto di vista tecnico, e – a conti fatti – anche dal punto di vista mentale. Il punto è che dopo i primi venti minuti di gran carriera, il Napoli è come se fosse scomparso dal campo fino all’espulsione di Mario Rui. Il paradosso: riprendere in mano la propria consistenza psicologica dopo il colpo di grazia all’ambizione del risultato. E averla avuta prima di aver costruito – con pieno merito – il gol del vantaggio. Da questo punto di vista, la prestazione di Hamsik e Zielinski è stata insufficiente.

Sì, hanno messo a referto due occasioni create a testa, ma sono mancati nel momento in cui il Napoli aveva più bisogno di loro, ovvero nella fase di maggior spinta della Juventus. In un periodo di gioco di (inevitabile) sofferenza, la squadra di Ancelotti avrebbe dovuto avere la possibilità di risalire il campo con velocità, qualità, intelligenza; di trovare calciatori tra le linee, con servizi a tagliare lo schieramento avversario. Insomma, tutte cose che avrebbero dovuto far capo ai giocatori più tecnici, più talentuosi. Hamsik e Zielinski, in questo caso, hanno dimostrato di non saper reggere a una pressione elevata, e da parte degli avversari e per quanto riguarda le attribuzioni della squadra.

Non a caso, Allan è stato il calciatore con il maggior numero di palloni giocati per il il Napoli. Un totale di 75, secondo i dati della Lega Calcio. Come dire: il fatto che un calciatore come il brasiliano sia stato il riferimento numero uno per lo scarico del gioco, non è un buon segnale. Certo, ci sono anche i meriti della Juventus, ma era lecito aspettarsi qualcosa in più. E non a caso Ancelotti lo ha definito il migliore dei suoi.

La questione del veleno

Chiamatelo, chiamiamolo come vogliamo: velenopersonalità, grinta, garra. Dopo un inizio di dominio concettuale, il Napoli ha perso la partita sul piano della testa e dell’emotività. Una sconfitta di corpo, nel corpo a corpo, non strategica; una partita persa a causa di qualità superiori che ad un certo punto sono parse ancora più superiori.

Il piano partita di Ancelotti è stato in qualche modo attuato e rispettato, solo che ad un certo punto è mancato il coraggio di continuare a insistere. Ripetiamo, ancora: merito anche della Juventus, della sua forza d’urto, della qualità superiore in sei-sette calciatori su undici. Laddove è sembrato mancare il gap tecnico, però, ecco emergere la differenza di mentalità (un termine che prima non abbiamo utilizzato), e che è sembrato fare difetto proprio agli uomini di mezzo. Per Allan è una questione di caratteristiche, il brasiliano è un centrocampista di lotta ma non di governo, che disordina la squadra avversaria più che ordinare la propria. Il compito di ponte, di filtro offensivo: ecco cosa è mancato al Napoli nella fase più calda della partita.

La lezione di Torino è chiara: esattamente come negli ultimi anni – al netto del successo dell’anno scorso, che però all’andata era già stato rovesciato al San Paolo -, il Napoli ha mostrato di avere buona qualità individuale e un ottimo sistema di gioco. Ha pagato la mancanza di sicurezza e coraggio rispetto alla Juventus, oltre che una qualità inferiore. E l’idea che una partita migliore – più viva e vivace e convinta – da parte di Hamsik e Zielinski avrebbe potuto cambiare le cose, resta viva, ben radicata in noi. Del resto, in buona parte delle partite buone di questa stagione sono stati proprio loro a fare la differenza rispetto agli avversari, per tecnica e qualità. Ecco, ci sono partite in cui serve qualcosa di più, a livello mentale. Juventus-Napoli è stata una di queste.

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