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Ora de Magistris difende Saviano da Salvini. Ha dimenticato le sue accuse allo scrittore

Lo accusò di aver creato un impero economico sulla camorra. Parole altrettanto gravi, seppure pronunciate da un sindaco e non da un ministro dell’Interno

Ora de Magistris difende Saviano da Salvini. Ha dimenticato le sue accuse allo scrittore

Il nemico del suo nemico è suo amico

Stamattina Luigi de Magistris s’è svegliato e ha trovato l’invasor: Matteo Salvini. Invasore di campo, nel caso specifico, perché il ministro dell’Interno, nel quotidiano dettato dell’agenda mediatica, s’è buttato su Roberto Saviano e la sua scorta. E per de Magistris, Saviano, è un tasto dolente. In attacco o in difesa, la partita della sparata populistica più efficace “sulla pelle” dello scrittore napoletano, il sindaco di Napoli non vuol perderla. Basta, semmai, ribaltare il ruolo in funzione del pubblico da raggiungere: ora che Salvini è il nemico, Saviano in quanto nemico del suo nemico è suo amico, anche se in realtà è sempre suo nemico. Chiariamo virgolettati alla mano.

“Fa il ministro dell’Interno”

Oggi de Magistris dichiara: “Trovo gravissima l’affermazione di Matteo Salvini per il semplice motivo che lui fa il ministro dell’Interno e fa quella dichiarazione dopo le critiche di Roberto Saviano”. Non nega, de Magistris di “avere avuto un contraddittorio vivace con Roberto Saviano così come di avere posizioni politiche distanti da Salvini”. Ma: “Questo signore si deve rendere conto che fa il ministro dell’Interno e quindi ha il ruolo di responsabile delle forze di sicurezza e della sicurezza del nostro Paese. Queste parole lanciate in un territorio così minato mettono a rischio l’incolumità di chi, in questo caso, scrive contro le mafie. È molto pericoloso. Non sai l’effetto che può avere”.

Quando lo accusò di arricchirsi con la camorra

Ora, quel che il sindaco di Napoli definisce “vivace contradditorio” è datato 6 gennaio 2017. E de Magistris, quel giorno di un anno e mezzo fa, scriveva: “Caro Saviano sembra quasi che tu non aspetti altro che il fatto di cronaca nera per godere delle tue verità. Più si spara a Napoli, più cresce la tua impresa” (…). Opinioni legittime, ma non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra. Se utilizzassi le tue categorie mentali dovrei pensare che tu auspichi l’invincibilità della camorra per non perdere il ruolo che ti hanno e ti sei costruito. E probabilmente non accumulare tanti denari”.

E ancora: “Vuoi vedere che Saviano è, alla fin fine, un grande produttore economico? Se Napoli e i napoletani cambiano la storia, la pseudo-storia di Saviano perde di valore economico. Vuoi vedere, caro Saviano, che ti stai costruendo un impero sulla pelle di Napoli e dei napoletani?” (…). “Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche, sulle nostre sofferenze, sulle nostre lotte. Che tristezza. (…). Caro Saviano non speculare più sulla nostra pelle. Sporcati le mani di fatica vera. Vieni qui, mischiati insieme a noi. Cerca il contatto umano, immergiti tra la folla immensa, trova il gusto di sorridere, saggia le emozioni profonde di questa città”.

Non erano parole gravi anche da sindaco?

È chiaro che solo de Magistris può, a questo punto, replicare a de Magistris. Salvini c’entra ormai poco o nulla. È un carpiato in solitaria. Le parole, le sue, rimbalzano sullo specchio e gli tornano indietro incandescenti. E allora riformuliamo le sue stessa virgolette, quelle di stamattina:

Non erano altrettanto gravi, signor sindaco, quelle sue affermazioni per il semplice motivo che lei fa il sindaco di Napoli e fece quelle dichiarazioni dopo le critiche di Roberto Saviano a lei? Anche lei si deve rendere conto che fa il capo di un governo comunale. Quelle parole lanciate in un territorio così minato mettevano a rischio l’incolumità di chi, in questo caso, scrive contro le mafie. È molto pericoloso. Non sai l’effetto che può avere.

Funzionano perfettamente in copincolla, vero? Il problema è che il nesso causa-effetto non è all’ordine del giorno, non c’è mai stato. Che tu sia ministro dell’Interno o sindaco di Napoli sono solo parole al vento, che riesumano risibili percentuali di consenso evanescente per portare a casa la giornata. Consapevoli, e strafottenti, una volta di più che scripta manent, ma serve solo a noi feticisti della coerenza: siamo rimasti in pochi, e di questi tempi alle minoranze è data la sola facoltà di “rosicare”.

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