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Dani Alves: «La Juventus ha un gioco speculativo, ma la difesa più forte era quella del Barcellona»

L’intervista di Dani Alves a FourFourTwo: «I bianconeri praticano un calcio che non mi diverte, sono fortissimi dietro ma ho sempre avuto un approccio offensivo».

Dani Alves: «La Juventus ha un gioco speculativo, ma la difesa più forte era quella del Barcellona»

L’intervista a FourFourTwo

Il ritorno di Dani Alves, in un’intervista al magazine inglese FourFourTwo. Un bell’autoritratto da parte del terzino brasiliano, che si racconta rispondendo alle domande inviategli dai lettori di FFT e dagli utenti dei social. Si comincia dalla sua formazione, dai suoi primi approcci al gioco. Ovviamente, in un ruolo offensivo: «Ero un attaccante, sono stato cresciuto da mio padre come un attaccante.  Credo che forse a causa della mia altezza, velocità o stile di gioco, sono stato in grado di adattarmi facilmente ad altre posizioni. Nel corso degli anni, ho giocato praticamente in ogni posizione oltre al portiere. Però ho sempre avuto un approccio offensivo».

Il trasferimento al Barcellona: «Credo che Guardiola abbia avuto un ruolo importante nel mio passaggio al club catalano. Avevo un accordo con il Liverpool, poi ho parlato anche con il Chelsea e il Real Madrid. Non ho avuto accesso a certe informazioni, però sarò sempre grato a Pep, Txiki [Begiristain] e Joan Laporta, dato che mi hanno dato l’opportunità di diventare una grande star».

La forza degli azulgrana: «Parlando con diversi esperti di calcio, mi hanno sempre detto di non aver mai visto una squadra così forte. Siamo stati la definizione, la rappresentazione di un nuovo gioco collettivo.  Abbiamo mangiato, bevuto e respirato il calcio, e così i momenti come noi che abbiamo vinto la Champions League sono stati premi per tutti i nostri sforzi».

La differenza con la Juventus

A quest’ultima domanda, Dani Alves si aggancia per rispondere a una curiosità sulla Juventus, sul fatto che la difesa bianconera potesse essere la migliore con cui ha giocato nel corso della sua carriera. Dani Alves ribalta la questione: «No, la miglior difesa in cui ho giocato, senza alcun dubbio, è quella del Barça di Guardiola. Era la squadra in cui mi sentivo più a mio agio. Guardiola ci ha convinti che la miglior difesa era avere la palla. Se siamo in possesso, nessuno può attaccarci. La Juventus aveva ed ha una grande difesa, ma questa forza è dovuta al fatto che intendono il calcio come difesa di gruppo. Da questo punto di vista sono fortissimi, il calcio è un gioco collettivo e se lasci soli i tuoi difensori non saranno in grado di evitare i gol degli avversari. A Torino c’è una mentalità radicata da questo punto di vista, ma non è una cosa che piace a tutti i calciatori. È una filosofia del club, ma io credo che il Barcellona sia stato e sia molto più divertente, in assoluto».

Presente e futuro

Il rapporto con Guardiola e il passaggio al Psg: «Pep vive il calcio 24 ore al giorno, e questo porta a creare tensioni, inevitabilmente. È molto intelligente e conosce i suoi limiti. Ma a mio parere sia Guardiola, e più tardi Luis Enrique, non avrebbero dovuto annunciare le loro partenze dal club con tanto anticipo. In questo modo, hanno perso di credibilità nei confronti dei giocatori. Ho scelto il Psg perché a Parigi ci sono grandi ambizioni, e posso dare tanto a questa squadra. Il Manchester City? Avevo deciso di passare alla Juventus danneggiando la mia famiglia, la mia compagna non aveva molte opportunità lavorative a Torino. Quando si è aperta la possibilità di andare a Parigi, ho deciso di abbandonare l’idea di ricongiungermi a Guardiola. Non potevo fare del male ai miei cari, di nuovo».

Il futuro: «In ogni caso penso ancora di poter giocare con Guardiola, e in Premier League. Voglio continuare a giocare e a vincere fino a quando arriverò a 40 anni».

 

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