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Benatia: «Alla Juventus non ti chiedono di fare belle giocate, ma di vincere»

Tocca al difensore marocchino ripetere i soliti concetti dopo le solite domande: «Alla Juventus c’è una mentalità diversa, giochiamo per vincere tutte le competizioni».

Benatia: «Alla Juventus non ti chiedono di fare belle giocate, ma di vincere»

L’intervista a Tuttosport

Ogni mattina, un giocatore della Juventus si sveglia. E sa che dovrà correre più velocemente del giornalista che verrà a chiedergli di bel gioco e risultati in un’intervista che si ripete con cadenza quotidiana. Che è sempre uguale a sé stessa, per domande e per risposte. E che, per questo, potrebbe essere copincollata cambiando i quesiti “di contorno”, quelli che non vanno bene per tutti. Tipo il Marocco al Mondiale, che apre l’intervista di Benatia a Tuttosport.

Il tenore comincia a essere diverso quanto dalla Nazionale in senso stretto si passa a “Buffon come capitano”. Ci stiamo avvicinando alle domande canoniche. Benatia risponde: «Non posso cercare di essere il Gigi del Marocco, di Buffon ce n’è solo uno, non soltanto per le sue straordinarie qualità di portiere ma per la sua personalità. Come lui, però, cerco di dare la massima disponibilità, di parlare con i più giovani e aiutarli, di essere un esempio buono anche attraverso le prestazioni».

Una domanda sul Marocco ed ecco i concetti che aspettavamo. Spogliatoio della Juventus, senatori et simila. In chiave Mondiali, però ricomincia a fare capolino la narrativa bianconera: «All’inizio era veramente triste vederli così sconsolati, soprattutto Buffon si meritava di chiudere la carriera in Nazionale con un altro Mondiale. Adesso invece non pensiamo ai Mondiali, siamo concentrati sugli obiettivi di club».

Ci siamo

Dai che ci siamo quasi. È un’attesa dolce, sai già che sarà ripagata. Tu che leggi e vuoi sapere le ultime sul conflitto ideologico bel gioco/risultati. Che poi non sono le ultime, ma sono sempre le stesse ripetute un’altra volta. Tipo gli insegnamenti della Juventus che hanno cambiato Benatia: «Una mentalità diversa rispetto alle altre squadre in cui ho giocato. All’inizio è un percorso in salita perché richiede tanto sacrificio dover dare tutti i giorni il 110 per cento, ora mi trovi bene. Alla Juve non ti chiedono di essere bello, di fare le giocate, ma di vincere, questa è la mentalità del club che io ho cercato di trasferire anche nel mio Marocco». Ce l’abbiamo fatta.

Due domande su Renard, che ovviamente è come Allegri. Ovvero “utilizza il 4-2-3-1 capace di mutare in 4-3-3 e ha fatto della solidità difensiva il suo segno distintivo”. La risposta di Benatia: «La difesa è il nostro punto di forza, non abbiamo subito neppure un gol nei sei incontri di qualificazione. Dietro a questo c’è la richiesta del ct di un grande sacrificio da parte di tutti e di avere la massima pressioni in avanti. Renard, per certi versi, assomiglia ad Allegri: il ct mi chiede spesso della Juve e di come prepara le partite Allegri perché gli piace la sua visione tattica». Toh.

I tre fronti

Manca un ultimo tassello. Ma arriverà, lo sappiamo benissimo che arriverà. Domanda sulla corsa scudetto con il Napoli, risposta sulle tre competizioni in cui la Juve è ancora in corsa. Scontatissima. Così parlò Benatia: «La corsa scudetto è uno stimolo in più per il Mondiale: non c’è altro di meglio che provare a vincere tutto, non solo il campionato, ma arrivare fino in fondo in Champions e in Coppa Italia dando il 110 per cento per prepararsi a Russia 2018. Che primavera sarebbe arrivare a marzo senza nessun obiettivo?».

Però «la priorità è lo scudetto, quest’anno in tanti aspettano che la Juve cada ma noi siamo sempre lì. E poi c’è la Champions che fa gola non solo a noi ma ai tanti tifosi bianconeri». Perfetto, Benatia ha finito. Ci rivediamo prestissimo.

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