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Pianura in fondo c’è, ma non esiste

Un quartiere dimenticato, icona dell’abusivismo edilizio eppure terra di associazionismo. Senza una scuola superiore e con una lapide con elogio a Mussolini

Pianura in fondo c’è, ma non esiste

L’icona dell’abusivismo sfrenato

“Adelante, adelante, c’è un uomo al volante, ha due occhi che sembra un diavolo(…) di questo cavolo di Pianura, di questa terra senza misura”.

Ed è cosi, sperduta o forse centrale al progetto di dimenticanza, esiste il quartiere Pianura, il quartiere che c’è ma non esiste, come il battimano di uno spettatore isolato, in un teatro metropolitano. Nell’indifferenza, nella frenesia, nella mera approssimazione, muore investito, una volta ancora, un cittadino in via Montagna Spaccata, come era successo a Via Pallucci, e come succederà ancora, laddove latita la sicurezza.

Cos’è Pianura? Per chi non ci vive, è l’icona della “monnezza”, dell’abusivismo sfrenato, dei condoni edilizi, ma anche della Casa della Cultura, unico e raro esempio di civiltà da queste parti. Per chi è credente, è la terra che ha dato i natali al beato Don Giustino Russolillo, fondatore dei padri vocazionisti, che capeggia all’ingresso, in una rotonda costruita male, concepita peggio.

Quasi centomila abitanti

Pianura conta quasi centomila abitanti, ed è inserita nella IX Municipalità della Città Metropolitana di Napoli ed è, ad oggi, la realizzazione del sogno dell’anarchismo bakuniano, ossia dell’autogestione e della condivisione – in questo caso coatta – degli spazi. Vive di sprazzi e di miraggi, come quelli di rivedere un parco pubblico riaperto, chiuso da anni, con tante promesse e pochi fatti; come quello di avere sul territorio la presenza di polizia municipale, almeno rappresentativa, per evitare il festival dei contro mano, delle doppie file, dei parcheggi al centro della strada.

Pianura vive di associazionismo, come quella dell’Antiracket che tanto bene sta facendo, o quelle sportive, molte, tante, che elemosinano spazi, perché non ha un palazzetto dello sport. Associazioni teatrali costrette ad emigrare perché non esistono spazi per ospitarli. Associazioni che si sostituiscono ai politici, quelli delle inutili Municipalità che per incapacità o per noncuranza lasciano all’approssimazione le sorti del quartiere. Per farvi un’idea, esistono ancora strade comunali transennate alle quali non vi può essere accesso perché arbitrariamente i residenti le hanno rese strade a transito esclusivo. E già, nella città metropolitana esistono ancora feudi.

Non ha una scuola superiore

Pianura è tra i quartieri più giovani d’Europa, e non ha una scuola superiore. C’era un progetto, chissà dove, chissà quando, chissà sotto quale faldone prioritario è stato lasciato, ad ingiallire. Pianura ha un sito archeologico, resti romani, alla mercè di chiunque, lasciati lì come se fossero cartoni indifferenziati, e nessuno ha mai pensato bene di tutelarli.

Una lapide con elogio a Mussolini

Cos’è Pianura? Un quartiere periferico collegato alla city dal servizio Circumflegrea che ha due stazioni ma in una c’è solo un binario ed ogni tanto si allaga per cui bisogna tornarsene mestamente indietro. Così come manca un presidio di primo soccorso ma al contempo possiede un’area pedonale che si trasforma ogni giorno in un parcheggio privato. Ed è cosi, sperduta o forse centrale al progetto di dimenticanza, che a Pianura addirittura esiste una piazza dedicata al fascio con un murale che cita il motto dannunziano usato a Fiume, ed una lapide con elogio a Mussolini.

Pianura in fondo c’è, ma non esiste, e chi l’amministra c’è, prende gettoni, ma non esiste, un po’ come quello spassionato consiglio che si dà a chi deluso e amareggiato ti si rivolge, in un momento a te poco consono al dialogo.

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