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Le polemiche su Gomorra (l’ultimo è de Magistris) ricordano quelle sul fascismo di Goldrake

Uno dei dibattiti più oziosi della storia. Ma di fronte alle dichiarazioni del sindaco de Magistris, non possiamo rimanere in silenzio

Le polemiche su Gomorra (l’ultimo è de Magistris) ricordano quelle sul fascismo di Goldrake

Uno dei dibattiti più oziosi di sempre

Uno degli argomenti di dibattito più oziosi (e allo stesso tempo più amati dai media e dal mondo della politica) degli ultimi tempi è il rapporto tra Napoli e la serie tv Gomorra.

La gamma delle opinioni espresse sul tema è vastissima ed è impossibile darne conto, mi concentrerò sull’ultimissima, quella del sindaco de Magistris. Nel corso della trasmissione telefonica “un giorno da pecora”, sollecitato sul tema, il sindaco arancione ha dichiarato: «Al di là dell’opera d’arte, su cui ognuno la può pensare come vuole, mi preoccupa molto, da sindaco, da genitore e da ex magistrato, l’emulazione che diversi ragazzi fanno nell’imitare i personaggi negativi quasi come se diventassero positivi o simpatici. Si perdono i punti di riferimento quelli veri della vita, e questo è pericoloso» e, ha aggiunto, «l’ho riscontrato molto, ne abbiamo parlato anche nel comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. La sera dopo il serial aumentano anche le “stese” nella nostra città».

Il ritorno agli anni Ottanta

Mi sembra di essere tornato negli anni ’80, quando la sinistra nazionale discuteva sui giornali del presunto fascismo e della diseducazione di cui era portatore Goldrake. Credo che sul punto sia opportuno ribadire alcune ovvietà che, però, nella rappresentazione mediatica, si sono evidentemente perse.
Letteratura, cinema e tv (e ora youtuber e webstar) hanno sicuramente un impatto sull’immaginario collettivo. Il nostro modo di pensare, di vestire, di parlare è influenzato da ciò che leggiamo, guardiamo e ascoltiamo.

Da questo processo sicuramente non sono esclusi i criminali. Lo stesso Saviano, nel libro che ha ispirato la serie tv, scriveva:

(Gomorra, p.273)​
Dunque ha ragione chi dice che la messa in onda di film e serie tv fa crescere la criminalità?
Niente affatto. Come spiegava Saviano (in tempi non sospetti) parliamo del tentativo dei criminali di crearsi un’immagine. Il loro storytelling, si direbbe oggi.

Se emulazione c’è, si tratta di un aspetto formale, non sostanziale. Non a caso di effetto emulativo parla il sindaco di Napoli e non, chessò, quello di Mondovì.

Davvero crediamo che la criminalità sia figlia di Gomorra?

A Napoli c’è la camorra, ci sono le stese, i delitti, la violenza e tutto quello che viene raccontato in Gomorra. Se un criminale si veste e si esprime come Don Pietro, il protagonista della serie tv, come Tony Montana o come suo zio, che differenza fa?

Oppure qualcuno, sindaco di Napoli in testa, crede realmente che qualche napoletano si sia convertito alla criminalità spinto dalla volontà di emulare i personaggi di Gomorra?

Solo chi ignora quanto il nostro territorio sia permeato dalla criminalità o chi è in buona fede può scambiare l’effetto per la causa.
Invece ci vorrebbe serietà, soprattutto da parte delle istituzioni, nell’affrontare questi temi.

Il sindaco di Napoli dovrebbe avere come suo principale obiettivo quello di far sì che non esista più una camorra da raccontare, non che si eviti di raccontare la camorra che c’è.
Finché esisterà il male (ed esisterà sempre) ci sarà bisogno di qualcuno che ne parli.
Pretendere che, per scongiurare un presunto effetto emulativo, l’arte debba falsamente rappresentare la realtà in modo politicamente corretto (o accettabile) è un qualcosa di tanto grave quanto inattuabile.

L’arte dev’essere libera

L’arte è e dev’essere libera, le istituzioni e la politica hanno il dovere di concentrarsi sulla realtà e sulle modificazioni che vi possono introdurre.
Dunque, meno chiacchiere su gomorra e più fatti nella lotta alla criminalità, meno titoli sui giornali e più controllo del territorio.
PS: a me Gomorra non piace, in nessuna delle sue articolazioni. Non mi è neanche troppo simpatico Saviano, ma davanti al tentativo sconclusionato ed indecente di attribuirgli le responsabilità dei mali di Napoli non si può restare a guardare.
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