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Dalla parte di Hysaj e di chi sa che questo Napoli è un tesoro

Siamo un grande pubblico, ma a volte al San Paolo sento imprecazioni inaccettabili e dolorose nei confronti dei giocatori. Vediamo sempre il bicchiere mezzo vuoto

Dalla parte di Hysaj e di chi sa che questo Napoli è un tesoro
Hysaj / Photo Ciambelli

Lettera a Papà Natale

Papà Natale ti scrivo per chiederti di portare un po’ di umanità sugli spalti del San Paolo. È vero che è stato un tripudio di gioia, applausi, emozioni quel gol di Marek il capitano che lo ha scaraventato nell’Olimpo dei giocatori del Napoli che hanno segnato più gol in assoluto. E lui ha scalzato Maradona, che è tutto dire. È vero che quando Quagliarella è uscito dal campo, i napoletani che non dimenticano lo hanno applaudito, nonostante fosse stato lui a tirare il rigore.

Torna in Albania

E poi “un giorno all’improvviso…” e tutti i cori per incitare la squadra. Tutto vero. Ma che c’azzeccano quelle imprecazioni rivolte ai giocatori che non erano in forma? Mi ha fatto tornare indietro nel tempo di quasi una trentina d’anni quello scostumato davanti a me che a un certo punto ha inveito contro Hysaj: «Pigliate nu gummone e tuornate in Albania». A parte che volendo Hysaj non avrebbe problemi a prendere un volo di linea per Tirana, un aliscafo per Durazzo, un traghetto di linea. A parte tutto questo, ma perché il gommone?

Ricordo allo scostumato che il 7 marzo del 1991 a Brindisi ne arrivarono in una sola notte trentamila, di albanesi. E con le navi passate alla storia come il «Vllora» (Valona). Certo, c’erano anche i gommoni a un certo punto. Ma molto dopo quelle navi che trasferirono migliaia e decine di migliaia di disperati affamati.

Facciamo come Peter Pan

Ora Hysaj è tutto fuorché disperato e affamato. Perché prendersela con lui o con Rui o Reina? Perché noi napoletani vediamo sempre la bottiglia mezza vuota e mai quella mezza piena. Pensavo a quella imprecazione mentre da Kiss Kiss Italia l’allenatore della Samp esaltava la “bellezza” del gioco del Napoli. Certe volte non sappiamo di avere un tesoro. Almeno in queste ore di festività, facciamo come Peter Pan e la sua banda di ragazzini che per volare dovevano sognare pensieri felici.

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