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Il Napoli ha imparato a gestirsi, tranquillo della propria forza

Il Napoli è stato ed è dentro un percorso riconoscibile: costruzione della squadra, apprendimento di una mentalità, sviluppo di un’idea, consolidamento mentale.

Il Napoli ha imparato a gestirsi, tranquillo della propria forza
Foto Ssc Napoli

Uno step mentale, ma programmato

È da un po’ che Il Napolista va dietro a un concetto chiaro rispetto al Napoli 2017/2018. La “nuova” squadra di Sarri ha una consapevolezza di sé ormai spiccata, e allora comprende e gestisce perfettamente i momenti delle partite che disputa. Ne abbiamo parlato oggi nell’analisi tattica di Napoli-Milan, in relazione alla capacità di individuare il momento migliore per colpire l’avversario, anche un avversario come la squadra di Montella – in grado di disegnare la miglior prestazione possibile in base alle proprie qualità. Qualche tempo fa, invece, declinammo lo stesso significato in riferimento al ritmo di gioco, sempre controllato e dosato. Il sottotitolo di quel pezzo era: “L’intensità è diventata soprattutto difensiva, il Napoli gestisce e dosa la sua spinta offensiva in base al contesto e all’avversario”.

Ecco, la sensazione è che tutte queste parti del racconto si vadano a incastrare perfettamente nel gioco e nella tenuta mentale di questa squadra. Questo più questo più questo, uguale un Napoli credibile e consistente nella sua candidatura al primato. Che è cresciuto dal punto di vista mentale, soprattutto per quanto concerne la consapevolezza rispetto alla propria forza, dopo aver lavorato tantissimo a livello tattico. Ecco, probabilmente il percorso voluto da Sarri – e assecondato da club e calciatori – andava e va proprio in questo senso: costruzione di una squadra intesa come corpus di sistema di gioco, organico, mentalità, coscienza della propria forza in campo e quindi della possibilità concreta di vincere, sempre. Una partita, e perché no anche il campionato. Ecco, la sequenza potrebbe essere scritta proprio così. Sta andando proprio così.

Partire e fermarsi

Ripetiamo i concetti alla base di queste considerazioni: il Napoli gioca, e mentre gioca dà l’impressione di sapere sempre cosa fare. Il Napoli gioca, e mentre gioca sa amministrare sé stesso, la squadra avversaria, la propria intensità. E soprattutto: il Napoli gioca, e mentre gioca riesce a capire e scandire e controllare i momenti della partita.

Per capire cosa intendiamo, leggiamo un passo dallo splendido libeo Open, ovvero l’autobiografia di Andre Agassi: «Secondo me al terzo passo dovresti già pensare a fermarti. Altrimenti rischi di colpire la palla e continuare a correre, cosicché saresti fuori posizione per il colpo successivo. Il trucco sta nel rallentare, tirare, dare un colpo di freni e indietreggiare rapidamente. Per come la vedo io, nel tuo sport l’importante non è correre. Ma partire e fermarsi». Sono le parole di Gil, durante la prima sessione di preparazione atletica con Agassi. Il suo precedente coach lo costringeva a correre otto chilometri. Quando nel tennis serve altro. O comunque un altro tipo di corsa, e di resistenza

Sviluppo e consolidamento di un’idea

Ecco, il concetto si potrebbe traslare al Napoli. È come se la squadra di Sarri avesse incontrato il suo Gil, più mentale che fisico. Solo che c’è una differenza: Sarri ha sparso questo lavoro nel tempo, si è prima dedicato allo sviluppo di un’idea e poi ha deciso di scolpirla nella consapevolezza della squadra. Il consolidamento del Napoli non sta nel 6-0 al Benevento, quanto nel 2-1 di ieri sera al Milan. Ovvero, in una partita giocata a strappi, lasciando la palla agli avversari per lunghi tratti senza concedere grosse occasioni. Sono le parole di Sarri nel postpartita di ieri sera, le facciamo nostre.

Nelle sue due stagioni e un po’, il tecnico toscano ha sempre lavorato per raggiungere l’obiettivo che quest’anno sembra a portata di mano. Ovviamente non parliamo dello scudetto  quanto della percezione e alla sensibilità di questa squadra rispetto al gioco. Alla singola partita, che poi è un mattoncino del campionato. Il Napoli è una squadra quasi sempre matura, sa essere esplosiva ma riconosce anche l’attimo in cui si deve fare un passo indietro. Questo non vuol dire mettersi con sei difensori, no, quello è allenamento per sviluppi di gioco e invece il Napoli si prepara per principi. Vuol dire più che altro rallentare, fermarsi e poi ripartire a strappo, fare pattinaggio sui pedali, rispettare le necessità fisiche di alcuni calciatori durante la partita e non esasperare la ricerca del controllo. Specie quando gli avversari non te lo concedono, come ieri sera.

Probabilmente, il termine ultimo e più pregnante è tranquillità. Il Napoli rimane tranquillo, sempre. In Italia, soprattutto. In Europa ci vuole ancora tempo, ma lì lo step mentale è più costoso. Esige ancora più lavoro, ancora più tempo. Anche perché qualità e mentalità sono diverse. E adattarsi a contesti nuovi, soprattutto psicologici, non è mai facile. Per un primo posto consolidato in Serie A, con certi valori, ci sono volute due stagioni e un po’. Per dire.

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